Nell’approvare la delibera sulla ricognizione delle Società Partecipate di Palazzo Zanca, il Consiglio Comunale ha votato “sì” ad un emendamento che comporta la liquidazione della Patrimonio Messina Spa. Per il vicesindaco Carlotta Previti, però, tale atto sarebbe illegittimo, perché «privo di fondamento giuridico anche alla luce degli autorevoli orientamenti della Corte dei Conti».
Il “colpo di spugna” del Consiglio Comunale sulla Patrimonio Messina Spa – la società partecipata fondata dalla Giunta De Luca nel 2019 per censire e gestire il patrimonio immobiliare di proprietà del Comune –, secondo il vicesindaco Carlotta Previti, non avrebbe alcun valore giuridico. Perché? In estrema sintesi, ha spiegato, la decisione è stata motivata dal fatto che la società è priva di dipendenti, ma ciò non corrisponderebbe al vero. «La società – ha affermato – in realtà opera con ben 6 dipendenti in posizione di distacco».
«Il Consiglio Comunale – afferma Previti – impegnandosi unicamente in una sterile azione volta solo al tentativo di demolire il lavoro dell’amministrazione De Luca ha approvato taluni emendamenti privi di alcun fondamento normativo e pertanto illegittimi: senza alcuna legittima motivazione ha infatti, approvato la messa in liquidazione della Società Patrimonio SpA».
Ma perché, secondo il Vicesindaco, l’approvazione dell’emendamento da parte del Consiglio Comunale non avrebbe alcun valore? «L’attività di revisione periodica delle Società partecipate – dichiara il Vicesindaco – costituisce un preciso obbligo normativo nascente dal processo di razionalizzazione delle società delineato d.lgs. n. 175/2016 ed implica anzitutto l’adozione di un provvedimento necessariamente motivato in ordine alla sussistenza o meno dei presupposti ed ipotesi espressamente previsti dal comma 2 dell’art. 20 del citato decreto. L’emendamento presentato dai consiglieri comunali che determina la messa in liquidazione della Patrimonio Spa è illegittimo perché privo di fondamento giuridico anche alla luce degli autorevoli orientamenti della Corte dei Conti secondo i quali le ipotesi previste dalla citata normativa per la razionalizzazione delle società partecipata sono tassative».
«Il Consiglio – prosegue il vicesindaco – avrebbe determinato la messa in liquidazione della Patrimonio SPA motivando la decisione in quanto la società sarebbe priva di dipendenti e pertanto ricorrerebbero i presupposti indicati dall’art. 20 comma 2 lettera b del TUSP. Circostanza quest’ultima non veritiera. La società in realtà opera con ben n. 6 dipendenti in posizione di distacco».
Detto questo, il vicesindaco Carlotta Previti cita una deliberazione della Corte dei Conti per l’Emilia Romagna: «Nella deliberazione n. 97 per l’anno 2021 in sede di controllo del provvedimento di ricognizione ordinaria delle partecipazioni societarie del comune di Ferrara rispetto ad una società del comune medesimo che si presentava un numero di dipendenti in distacco (come avviene per la Patrimonio S.P.A.) concludeva ritenendo che “(…) da un punto di vista sostanziale, l’utilizzo effettivo presso la società di risorse umane nella forma di dipendenti distaccati non sembra apparire in contrasto con la finalità del parametro legislativo espresso dalla lett. B dell’art. 20 del D.Legislativo 175/16 (TUSP) inteso ad individuare, nell’assenza di dipendenti o nell’esorbitanza del numero di amministratori rispetto ai dipendenti, un elemento di inefficienza aziendale, determinante la necessità di razionalizzazione».
«Pertanto – conclude Previti – l’emendamento non potrà comportare nessuna messa in liquidazione della predetta società. Ennesima dimostrazione delle inutili e defaticanti battaglie condotte dal Consiglio Comunale contro l’amministrazione De Luca in danno della nostra Città».
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