Un’attesa lunga trent’anni, un tempo interminabile in cui in molti avrebbero scommesso sull’ennesima incompiuta messinese, fino all’accelerata degli ultimi mesi. Finalmente Messina ha il suo Museo Regionale, il sipario finalmente si è alzato sulla zona nord anche se qualche cantiere resterà ancora aperto fino alla prossima primavera. Da quel 20 maggio 1985, data in cui iniziarono i lavori, di acqua sotto ponti ne è passata davvero tanta, fino al 20 gennaio del 1994, con l’affidamento al Comune di Messina dei fondi regionali per la definitiva realizzazione dell’opera.
Poi dal 1995 l’immobile è tornato tra le mani dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, con l’interminabile serie di adeguamenti strutturali. A partire da oggi fino a domenica i messinesi potranno entrare gratuitamente al Museo: nella giornata odierna l’ingresso sarà consentito dalle 20 alle 24, domani dalle 9 alle 18,30 e domenica dalle 9 alle 12,30. Inoltre nella sede denominata “Filanda”, si potrà assistere alla mostra “Mediterraneo Luoghi e Miti. Capolavori del Mart”.
La direttrice del Museo, Caterina Di Giacomo, nasconde a fatica la soddisfazione per un risultato storico per la città: “Gli ultimi tre anni, vale a dire dal giorno del mio insediamento, c’è stato un progressivo aumento delle attività affinchè la città possa godersi questo giorno, grazie ai fondi del comunitari FES 2007 ma soprattutto grazie all’interesse dell’assessore regionale, Carlo Vermiglio. Gli interventi sono stati fatti su circa 4mila e 800 metri quadri, senza dimenticare il trasloco di numerose opere. Nel corso di questi trent’anni sono stati spesi circa 11 milioni di euro, una cifra che corrisponde a meno della metà dei costi per la realizzazione di un Museo di medie proporzioni in qualsiasi altro paese europeo”.
Il Museo c’è ed è completo, adesso tocca solo farlo diventare un’attrattiva e su questo punto di vista il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha le idee chiare: “Messina non può vivere solo di Museo, sfatiamo questo falso mito, ma questa struttura può diventare un polo attrattivo di primo livello. Dev’essere inserito nel contesto regionale, ci sono 5 milioni di nostri corregionali che devono sapere che a Messina c’è un Museo di tutto rispetto e che merita di essere visitato. A questo progetto può essere di supporto l’ex ospedale Margherita, che è una risorsa da sfruttare nel modo migliore. Naturalmente non è normale che in una Regione moderna si aspetti trent’anni per completare un Museo, ma io sono ottimista per natura e guardo il bicchiere mezzo pieno e dico che oggi qui non si chiude un cerchio ma si inaugura un nuovo percorso per la nostra città”.
Chi ha sempre puntato sul completamento del Museo è proprio l’assessore regionale ai Beni Culturali, Carlo Vermiglio: “Lo scorso mese di gennaio avevo detto che a fine anno avremmo inaugurato la parte finale del Museo e così è stato – ha dichiarato – da messinese per me è motivo di forte soddisfazione e orgoglio. Qui si ricorda la nostra storia, in modo particolare ciò che rimane da prima del terremoto del 1908 ma soprattutto si da all’intera città uno strumento di crescita economica e culturale”.
A commentare questo importante risultato è il deputato nazionale di Area Popolare, Vincenzo Garofalo: “L’inaugurazione del nuovo museo regionale rappresenta un grande risultato. La riapertura al pubblico di un’area con opere così importanti assume grande importanza anche da un punto di vista simbolico perché il Museo, per ogni città, costituisce un punto di riferimento culturale e, se ben valorizzato, fonte di attrazione turistica. Non si può che sottolineare oggi come, dopo anni di promesse non mantenute, quest’area viene restituita finalmente alla città grazie all’impegno profuso in questa direzione dal nostro assessore regionale Carlo Vermiglio al quale va il nostro ringraziamento per il lavoro fatto e i risultati ottenuti”.
Antonio Macauda
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Vermiglio, ma quale rilancio se i messinesi non hanno più neppure occhi per piangere, mentre tu e Ardizzone fate la bella vita a nostre spese.
Il prossimo sindaco sarà Ardizzone ed il vice Vermiglio. Saremo rovinati ancora più di adesso.