Approdato con tanto entusiasmo alla Galleria Vittorio Emanuele di Messina nel 2018, il primo pianoforte pubblico della città dello Stretto ha avuto una storia travagliata, tra danneggiamenti e tentati spostamenti. Oggi, dopo due anni in cui lo strumento è stato curato e suonato da molti, adulti e ragazzi, ma anche troppo spesso maltrattato e ignorato da altri, coloro che lo hanno voluto lì, Giovanna e Giusi Bruno, Giovanni Renzo e Federico Alagna scrivono una lettera aperta, colma di sconforto, all’Amministrazione De Luca.
Pubblichiamo, di seguito, la lettera completa.
«Poco più di due anni fa, abbiamo unito le nostre forze e il nostro entusiasmo per il progetto “Un piano per la città”, chi donando uno strumento dal forte significato affettivo, chi lavorando sul piano politico e amministrativo per renderlo fruibile, pubblicamente, dalla cittadinanza intera. E lo abbiamo fatto spinti dalla forte consapevolezza – folle per alcuni, pienamente radicata nella realtà per noi – che la cittadinanza avrebbe risposto a questo invito, che avrebbe utilizzo e fatto vivere il primo pianoforte pubblico di Messina, collocato nella Galleria Vittorio Emanuele, prendendosene cura e valorizzandolo.
E avevamo ragione. Perché oltre alle tante persone, di qualunque età e condizione sociale, che lo hanno suonato nel corso dei mesi, in tante e tanti si sono attivati per pulirlo quando era sporco, per ripararlo quando veniva danneggiato. In tante e tanti si sono mobilitati per opporsi alla scellerata decisione di spostare questo strumento in altra sede, peraltro per ragioni che ancora oggi restano oscure.
Ma non si può chiedere alla cittadinanza di fare tutto, salvo poi non fare nulla. No, non è sempre colpa soltanto dei cittadini. È colpa di chi sporca e di chi rompe? Sì. Ma è colpa di chi non pulisce e non ripara, di chi non passa a controllare nemmeno saltuariamente in che condizioni versa il pianoforte, di chi non lo accorda neppure una volta l’anno, di chi accetta che in quello che in tanti amano definire “il salotto buono” della città, vi sia un pianoforte abbandonato. Nemmeno al centro della Galleria, oramai, avendo deciso (chi?) di spostarlo in un angolo.
Certo, ci saremmo aspettati una sensibilità maggiore anche dagli esercenti della Galleria, che avrebbero potuto fare tanto (ma bastava anche poco) per prendersi cura di uno strumento che, in fondo, rendeva più bello quello stesso spazio dove si affacciano i loro esercizi commerciali. Ma è innegabile che la responsabilità maggiore sia quella di chi amministra questa città.
Questo non è più il nostro “piano per la città”. Fra poco, continuando così, non ci sarà forse più nulla nemmeno del piano stesso, in senso fisico. E allora, a questo punto, piuttosto che lasciare che uno strumento musicale continui ad essere maltrattato e umiliato in questo, che la musica e la cultura vengano ancora una volta mortificate nella nostra città… togliete quel pianoforte. Per favore. Toglietelo da lì e fatene ciò che vi pare, perché così non ha davvero senso andare avanti.
Ma non dite che la città non era pronta – concludono Giovanna e Giusi Bruno, Giovanni Renzo e Federico Alagna. Perché la città era pronta eccome. Voi, evidentemente, no».
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