Oggi – mercoledì 27 ottobre – il Senato ha accolto la richiesta presentata da Lega e Fratelli d’Italia per “bocciare” l’iter del DDL Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia. Sono 154 i favorevoli, 131 i contrari e due gli astenuti, che in Senato hanno deciso il destino del DDL Zan, approvando così il “non passaggio all’esame degli articoli”, quello che in gergo politichese viene chiamata “tagliola”.
Così viene bloccato il percorso del DDL Zan, la proposta di legge che era stata approvata alla Camera dei deputati a novembre 2020. Il presidente dell’Arcigay di Messina Rosario Duca, ha detto a Normanno che si tratta di «una pagina nera per l’Italia».
La proposta di legge – prolungamento della legge Mancino – era stata definita per le “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, ed era composta da dieci articoli.
Bloccato l’iter del DDL Zan
Tra i primi a commentare quello che si è consumato oggi in Senato è proprio Alessandro Zan, il deputato del Partito Democratico relatore del DDL Zan, approvato dalla Camera lo scorso 4 novembre 2020. «Chi per mesi – scrive su Twitter Alessandro Zan –, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il DDL Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare».
Anche l’Arcigay di Messina presieduto da Rosario Duca rilascia le prime dichiarazioni. «È stato un tradimento da parte della politica – dice Duca – alle aspettative di milioni di cittadini. Renzi il colpevole primario ma con lui bisogna capire quanti anche nelle forze progressiste hanno contribuito a questo. Le uscite di Letta negli ultimi giorni mi avevano dato delle avvisaglie. Comunque, una pagina nera per l’Italia».
Perché è stato bloccato il DDL Zan?
Il DDL Zan è stato a lungo dibattuto, soprattutto dalle forze di centro destra del Paese. In modo particolare si discuteva su 3 articoli inseriti all’interno della proposta di legge: 1, 4 e 7 del testo. L’articolo 1, tra le varie definizioni, parlava di identità di genere, l’articolo 4 si occupava dei confini fra la libertà di espressione e le discriminazioni sanzionate dal decreto e, infine, l’articolo 7 istituiva una “Giornata nazionale contro l’omotransfobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” da celebrare anche nelle scuole.
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