Messina. L’Amministrazione Accorinti ribadisce il suo fermo «No» al modello di accoglienza di cui è esempio l’Hotspot di Bisconte. Situato nell’ex-caserma “Gasparro”, il centro si inserisce in un’area ad alta densità abitativa, caratterizzata da problematiche di lungo periodo, che l’hanno resa in questi giorni oggetto di polemiche e proteste più o meno accese, sia da parte dei cittadini che dei loro rappresentanti.
«L’accoglienza non è un fatto di numeri ma di umanità – spiega l’Amministrazione – Messina ha sempre accettato di svolgere il proprio ruolo, come richiesto dal Ministero dell’Interno, in accordo con ANCI, accogliendo un numero anche superiore alle quote ministeriali, ma sempre a patto che ci fossero dietro progetti di dignità e inclusione». Ed è proprio questo il punto centrale della questione: il problema non sono i numeri, è il modello proposto, quello dell’Hotspot, a essere rigettato dall’Amministrazione cittadina. Un modello, come spiega il sindaco Accorinti: «costruito sul trattenimento e sulla detenzione dei migranti, e i cui tempi di attesa per il riconoscimento e l’identificazione possono essere lesivi della dignità e della libertà individuale». Sistema che, all’indomani della creazione dei “centri” libici, si rivela sempre più inadeguato a fronteggiare le ultime evoluzioni del sistema di sbarco.
Ciò che lascia perplessa la Giunta, inoltre, è la divergenza di informazioni: «Da un lato, la comunicazione ufficiale del governo territoriale riguardante la realizzazione di un Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA), deputato alle operazioni di identificazione dei migranti e di avvio delle procedure per il riconoscimento dello status di richiedente asilo e protezione, allocato attorno al Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS), già attivo da tempo. Dall’altro la nota pubblicata dall’European Union Agency for Fundamental Rights che, nell’annunciare il seminario che si terrà nella nostra città sui temi dell’accoglienza, fa riferimento a un hotspot a Messina».
Quello che si propone, in alternativa, è un’implementazione dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), “buona prassi” a livello europeo, che vede impegnata la rete degli enti locali con gli organismi del terzo settore nella presa in carico dei migranti. «Il sistema – ricorda la Giunta – è già attivo nella città di Messina, che continua a partecipare a Bandi per ampliare la platea dei beneficiari, a cui si aggiungono strutture accreditate di seconda accoglienza per minori e iniziative diffuse rivolte all’integrazione vera». Al momento il territorio dispone di 20 posti “ordinari” (adulti e nuclei familiari), 71 posti per vulnerabili (donne sole con bambini e persone con disabilità) e 37 posti per minori non accompagnati.
Un investimento, quello dell’Amministrazione, rivolto maggiormente alla seconda accoglienza e ai piccoli numeri, nonché proiettato all‘integrazione e all’accompagnamento dei nuovi cittadini provenienti dalle rotte migratorie.
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