«Non ci piace intervenire sulle sciocchezze quotidiane del Sindaco, ma ristabilire la verità violentata dalle sue mistificazioni è (troppo spesso) necessario»: così il laboratorio di partecipazione civica MessinAccomuna commenta l’ordinanza firmata da Cateno De Luca per chiudere l’hotspot di Bisconte e il discorso fatto lo scorso venerdì di fronte al centro di prima accoglienza per migranti di Messina.
Dopo l’intervento dei deputati messinesi del Movimento 5 Stelle Francesco D’Uva e Grazia D’Angelo, anche MessinAccomuna dice la sua sull’ordinanza di chiusura dell’hotspot di Bisconte illustrata dal sindaco Cateno De Luca lo scorso venerdì 17 luglio. Ma durante il suo discorso di fronte al centro di prima accoglienza il Primo Cittadino ha ricostruito la storia del Centro incorrendo, secondo il laboratorio civico, in alcune incongruenze.
Secondo quanto affermato dal Sindaco, ricorda MessinAccomuna, la caserma Gasparro sarebbe stata “ceduta” in cambio del Masterplan già dal 2014. «Però – scrivono dal laboratorio civico – Messina nell’ottobre 2015 risultava esclusa dal Masterplan, mentre il Palagiustizia all’ospedale militare è stato codificato dal Governo nel febbraio 2017: come la mettiamo? Le date non tornano, e più ne cita, meno stanno in piedi. La contrarietà di Accorinti e della sua Giunta all’hot spot presso la Gasparro è nota a tutti: risulta da lettere, interventi, colloqui che l’allora sindaco ebbe a tutti i livelli. Il fatto è che sulle aree militari il Sindaco non ha alcun potere».
In sostanza, afferma MessinAccomuna, nella ricostruzione cronologica fatta dal Primo Cittadino i conti non tornano, anzi tutto il discorso sarebbe «risibile e contraddittorio».
Altro punto critico dell’ordinanza, segnala il laboratorio civico, è quello della competenza: «Il Ministero dell’Interno – ricordano – ha una competenza esclusiva sull’accoglienza dei migranti. Piuttosto, sembra che De Luca metta le mani avanti. Dice che la struttura temporanea attivata dal Ministero nel settembre 2017 avrebbe dovuto durare due anni, dopo di che avrebbe dovuto cessare. Il termine, dunque, scadeva nel settembre 2019. Chi era Sindaco di Messina da più di un anno a quella data? È stato lui a non chiudere (se ne fossero ricorse le condizioni) la tensostruttura della Caserma. Dice che si tratta di un abuso. E dice di saperlo già dal 27 agosto 2018. Chi, dunque, ha consapevolmente tollerato una struttura che oggi dichiara illegittima e inaccettabile? Chi ha omesso per due anni interventi che dichiara dovuti? Cateno De Luca si è autodenunciato, qualcuno lo ascolti».
Detto questo, MessinAccomuna rincara però la dose, attaccando il documento siglato dal Sindaco e pubblicato nelle scorse ore. «La sua ordinanza – scrive – è un semplice show. Non ha competenza sulle aree militari, non ha competenza sull’accoglienza dei migranti, non si sono registrati episodi di violazione dell’ordine pubblico, non ci sono attentati alla salute (il Ministero certifica la negatività degli ospiti)».
«Per le modalità con cui ha luogo – conclude il laboratorio – , il provvedimento è solo la conferma della sua subcultura xenofoba, già evidenziata quando in campagna elettorale si stracciava le vesti per il progetto “AccogliME” al terminal crocieristico (che poi ha proseguito), quando ha cancellato il progetto per l’integrazione dei ROM sul PON-Metro, quando ha violato le norme sulla riservatezza mandando su FB il riconoscimento dei migranti al Palacultura, quando si è filmato “sceriffo dei poveracci” ad allontanare (di quanti metri, poi?) i lavavetri davanti alla Prefettura. De Luca non fa il sindaco: cerca solo personali ribalte locali e tentativi di proiezioni nazionali».
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Le date da voi scritte non sono veritiere.Ovviamente a voi non interessa la cittadinanza messinese. Scrivete solo per farvi sentire ed avere un po’ di pubblicità. I messinesi ne terranno conto alle prossime comunali. Siete DISFATTISTI.