Foto dell'Università di Messina - unime

Good Practice, UniMe chiede il “voto” agli studenti per migliorare i propri servizi

Pubblicato il alle

2' min di lettura

Tradotto significa buone pratiche e consiste nel dare un voto all’Università di Messina (UniMe). Anche per il 2021, infatti, l’Ateneo messinese aderisce al progetto “Good Practice”, che come obiettivo ha di valutare la performance dell’Ateneo e di confrontarla con altre realtà accademiche italiane, per migliorare i servizi erogati. L’indagine 2020/2021 coinvolge 38 Atenei e 4 Scuole superiori.

Il progetto “Good Practice” nasce nel 1999 da un team di ricercatori del Politecnico di Milano per misurare le prestazioni delle attività amministrative delle Università e delle Scuole superiori, con lo scopo di:

  • individuare “buone pratiche”,
  • diffondere i risultati tra gli atenei partecipanti,
  • comparare le prestazioni su due assi: efficienza ed efficacia.

Le buone pratiche d’Ateneo – il progetto “Good Practice”

Per buona pratica, sia nel pubblico sia nel privato, si intende la creazione di strumenti per facilitare lo scambio di esperienze e favorire così la fruizione, la condivisione e l’utilizzo. Per partecipare al questionario e valutare i servizi offerti dall’Università di Messina è possibile rispondere tramite mail.

Il progetto “Good Practice” ha finora avuto un impatto a diversi livelli:

  • A livello sociale, ha contribuito a migliorare la qualità del sistema di istruzione superiore, grazie alla diffusione di una cultura basata sulla misurazione. Facendo leva sull’importanza di misurare e discutere le migliori pratiche, abbiamo contribuito a supportare il sistema nel decidere dove allocare le risorse limitate.
  • A livello di rete universitaria, ha stimolato la cooperazione e il dialogo in un ambito altamente competitivo, caratterizzato solitamente dal desiderio di trattenere le informazioni sui costi.
    A livello di singola università, ha favorito la responsabilità interna facilitando le università nell’individuazione di target fattibili per i servizi di supporto, che sono diventati ormai un elemento di attrazione per le università.
  • A livello accademico, il progetto ha contribuito a migliorare la gestione della performance nelle università, coprendo sia gli aspetti tecnici (indicatori di performance e benchmarking) sia gli aspetti relazionali legati all’uso degli strumenti e all’impatto sulla performance degli atenei.

(146)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.