Talvolta i social network possono assumere un ruolo determinante anche nelle scelte del Governo. E’ quello che è accaduto con la discutibile locandina che era stata scelta per pubblicizzare il G7 di Taormina attraverso un’app destinata ai giornalisti stranieri per accreditarsi al summit. L’indignazione per l’immagine del giovanotto con la coppola in testa e l’aria da latin lover ha fatto il giro del web e alla fine il risultato è stato quello che tutti auspicavano: la foto è stata rimossa dall’app.
Per la verità ieri è partita anche la richiesta formale del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che ha inviato una lettera al premier Gentiloni, chiedendo di eliminare quella foto che “non fa altro che-ha scritto Ardizzone– alimentare i soliti stereotipi sui siciliani e che non giova a nessuno, tanto meno a un’Italia che intende ripartire”.
A parlare della rimozione della foto dopo le polemiche che si sono scatenate sui social e cui hanno fatto eco le reazioni da parte di diversi esponenti politici, tra cui il grillino D’Uva, è l’eurodeputata del Pd Michela Giuffrida, che dalla sua pagina Facebook commenta: “La Sicilia del G7, quella promossa dal manifesto inviato a migliaia di giornalisti dalla Presidenza del Consiglio italiana in occasione degli accrediti al summit mondiale di Taormina-scrive Giuffrida- è esattamente quella dello stereotipo falso, vecchio, ignorante e qualunquistico contro il quale Matteo Renzi ha voluto opporsi, proponendo Taormina al posto di Firenze per questo evento.
Sull’App varata dalla Presidenza del Consiglio oggi la foto, che purtroppo ha già fatto il giro del mondo, non esiste più, rimossa, cancellata. E ora magari si ripeterà il solito copione di scuse più o meno convinte e giustificazioni che forse costeranno l’incarico a chi questa campagna ha ideato mentre si moltiplicano le reazioni, il disappunto, lo sdegno.
Ma il danno alla terra che si è aggiudicata il G7 per volontà dell’allora Premier Matteo Renzi-continua l’Eurodeputata– proprio perché questi aveva cosi voluto rispondere provocatoriamente alle insinuazioni di chi riteneva impossibile che il Summit si tenesse in un territorio a rischio mafioso, è ormai fatto, gravissimo. Promuovere il G7, con l’invio massivo di email a tutti i giornalisti del globo e una app già scaricata centinaia di migliaia di volte, usando una foto in cui un uomo con la coppola, la sigaretta pendente al labbro, camicia nera e bretelle, incolla il suo sguardo su una ragazza rossovestita quanto maliziosamente ammiccante, ma con gli occhi bassi di ordinanza, è assurdo quanto incredibile.
Mentre resta amara la consapevolezza che-conclude Michela Giuffrida– aver messo la coppola sul G7 – proprio per usare un frasario locale vecchio quanto discutibile – per sconfiggere lo stereotipo Sicilia/terra di mafia, è davvero inutile se i primi a vederci con gli occhi de Il Padrino siamo noi”.
Marika Micalizzi
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