La Sicilia vede sfumare la possibilità di ricevere integralmente i finanziamenti dell’Unione Europea, che impone un taglio ai fondi di circa 380 milioni su 1,2 miliardi di euro. A confermarlo, una sentenza del Tribunale europeo che ha respinto il ricorso dell’Italia a causa di comprovate irregolarità e mancanza di controlli nella gestione del Piano operativo regionale relativi al periodo 2000-2006.
La riduzione del finanziamento risale al 2015 e va a revocare una decisione del 2004, in cui la Commissione europea s’impegnava a partecipare all’erogazione di fondi strutturali per la Sicilia di 1,209 miliardi di euro, e un cofinanziamento del fondo sociale europeo di importo massimo pari a 846,46 milioni.
Tra le anomalie che l’Italia non è riuscita a smentire c’erano:
- ritardi nella presentazione dei progetti,
- spese riguardanti il personale per un tempo superiore alla durata effettiva dei lavori,
- l’ingaggio di consulenti esterni non qualificati per le mansioni richieste,
- violazioni nelle procedure.
Il ricorso dello Stato italiano al taglio dei fondi UE è stato, quindi, totalmente rigettato. Sarà possibile ricorrere alla Corte di Giustizia solo per questioni di diritto. Un duro colpo per tutti i siciliani e un’accusa pesante sulle spalle della dirigenza regionale del periodo preso in esame, rea di aver commesso errori madornali dalle conseguenze disastrose.
Stefania Arinisi
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