La discussione sull’ex Fiera di Messina è aperta e coinvolge tutti gli schieramenti politici della città. A intervenire, stavolta, è Domenico Siracusano, segretario provinciale di Articolo Uno. «Si esca dallo scontro tra Comune, Regione e Autorità di Sistema Portuale e ognuno faccia la sua parte».
Tra 11 mesi o giù di lì, verranno completati i lavori di intervento relativi all’ex Fiera di Messina. La demolizione, infatti, è stata completata e adesso toccherà eliminare le macerie del vecchio Teatro in Fiera e costruire un nuovo edificio.
Costruire un progetto strategico condiviso per Messina
Per Siracusano di Articolo Uno è necessario costruire un progetto strategico condiviso. «La programmazione strategica – si legge nella nota ufficiale – è un elemento fondamentale per una città che vuole ripensare se stessa, individuare nuovi obiettivi in termini di sviluppo e qualità della vita.
Per progettare il futuro, con serietà, serve dialogo interistituzionale e pieno coinvolgimento delle rappresentanze politiche e delle parti sociali. Questa premessa è fondamentale per provare a dare un contributo rispetto al dibattito che si è avviato in città dopo la demolizione del Teatro in Fiera».
Siracusano parla quindi di ampliare i confini della riflessione ma anche quelli dell’affaccio a mare di Messina. «Innanzitutto – prosegue il segretario provinciale di Articolo Uno – crediamo che occorra ampliare i “confini” della riflessione, allargare lo sguardo dalle macerie che hanno aperto uno squarcio nel paesaggio all’intero fronte mare dal Baby Park sino alla Zona Falcata.
E dentro questo spazio ampio provare a immaginare come, a partire dalla sua parte centrale, Messina possa ricostruirsi ripensando il rapporto con il suo mare. Serve però un nuovo paradigma dello sviluppo locale che sappia tenere insieme bellezza, lavoro e salute come elementi strategici per ripensare il territorio».
Articolo Uno chiede più spazio per Messina
Secondo Siracusano, nel dibattito sull’Ex Fiera, ci sarebbero diverse imprecisioni. «Pensiamo – continua la nota – che il dibattito di questi giorni sia stato caratterizzato da molte imprecisioni e qualche sciocchezza. Innanzitutto va precisato che il progetto di rifacimento del Teatro in Fiera è stato approvato dal Comune di Messina in anni molto recenti (Amministrazione Accorinti), dopo che il progetto di mera manutenzione straordinaria (approvato dalla Giunta Buzzanca) è stato considerato insufficiente in ragione dei i risultati dei carotaggi svolti nel 2006 che hanno evidenziato infiltrazioni di acqua nel terreno e la necessità di abbattere le strutture esistenti e ricostruirle come prevede il progetto in itinere.
In secondo luogo va evidenziato che nel Piano Regolatore Portuale (PRP) approvato nell’Agosto 2019, le aree dell’ex Fiera Campionaria sono destinate ad attività turistiche, culturali, sportive e commerciali ed al banchinamento per l’attracco di navi da diporto di medie dimensioni.
È già previsto l’abbattimento di tutte strutture tranne di quelle vincolate tra cui l’edificio dell’“Ex Irrera a mare” che quindi non può essere abbattuto come in maniera improvvida paventato dal Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto anzi, può rappresentare un elemento identitario significativo da preservare, a differenza della “barriera” che separa la Fiera dalla città da eliminare il prima possibile.
Nell’ottica della fruizione delle aree da parte dei cittadini, va segnalato come il PRP preveda l’abbattimento della ringhiera divisoria del Porto Storico».
Cosa vorrebbe Articolo Uno
Proprio su questa porzione Articolo Uno chiede all’Autorità di Sistema Portuale di riconsegnare in sicurezza uno spazio ai cittadini messinesi. «Sulla ringhiera divisoria del Porto Storico chiediamo all’Autorità di Sistema di intervenire in tempi rapidi per riconsegnare in sicurezza un pezzo di città ai messinesi.
Ridurre la visuale agli spazi dell’ex Teatro in Fiera non coglie la complessità del problema e le responsabilità di tutti i soggetti istituzionali in campo. Per avviare un confronto di merito in coerenza con quanto previsto dalle Linee Guida del PRP, si dovrebbe cominciare a discutere dei Piani di Inquadramento Operativo (PIO) che riguardano sia l’area chiave dalla Fiera al Baby Park sia la Zona Falcata.
Si tratta di piani particolareggiati che entreranno nel dettaglio delle scelte concrete e operative definendo funzioni e interventi specifici. Rispetto ai PIO, l’Autorità di Sistema è inspiegabilmente ferma non avendo avviando alcuna procedura a quasi due anni dall’approvazione del PRP».
Non solo ex Fiera di Messina
Articolo Uno affronta non solo la questione del progetto dell’ex Fiera di Messina ma anche il progetto di riqualificazione della Zona Falcata.
«Rispetto alla Zona Falcata, va evidenziato che premessa per qualsiasi tipo di intervento è la bonifica delle aree. In questo senso è grave ed inspiegabile il ritardo con cui l’Autorità di Sistema ha effettuato la gara per la caratterizzazione sulla base della quale si potrà quantificare il progetto di bonifica per il quale qualcuno afferma che potrebbero servire 80/100 milioni di euro. In questo quadro appare risibile la passerella del Presidente della Regione, Nello Musumeci, che promette 10 milioni per mettere in sicurezza la Real Cittadella a prescindere dall’avvio delle opere di bonifica.
Nell’ottica di creare le premesse per avviare una riflessione seria e di prospettiva diventa fondamentale avere tempi certi rispetto alla realizzazione del porto di Tremestieri perché è impossibile avviare qualsiasi riflessione sullo sviluppo del fronte mare senza liberare la rada San Francesco – dove il PRP prevede un porticciolo Turistico – dalla servitù di passaggio che tiene in ostaggio aree decisive oltre ad avere inciso in maniera decisiva sulla salute di migliaia di messinesi.
L’impegno della politica e delle istituzioni dovrebbe concentrarsi su tutti questi ritardi, provando a trovarvi rimedio, e non aprire nuovi fronti di contenzioso come ad esempio la rinuncia alla rinuncia alle pretese sulle aree dell’ex Ente Porto dichiarata dal Sindaco o l’idea che tutto possa risolversi attraverso l’improbabile iter di trasferimento alla Regione di alcune aree di competenza dell’Autorità di Sistema come ipotizzato dall’On. Picciolo. Invece di combattersi tra loro, le istituzioni coinvolte dovrebbero avviare quanto necessario per uscire dal grave stallo in cui ci troviamo da troppo tempo.
L’Amministrazione Comunale, impegnata in una navigazione a vista spesso finalizzata al rafforzamento di un sistema di potere, non è apparsa fino ad oggi interessata a ragionamenti che riguardino seriamente la programmazione strategica. L’Autorità di Sistema Portuale appare sempre più isolata e, per certi aspetti inadeguata, rispetto alle altre istituzioni e alla città nel suo complesso – forse perché da troppo tempo, ben 14 anni, è guidata da soggetti estranei al territorio – e non svolge quel ruolo decisivo che deriva dalla pertinenza su aree fondamentali per la città. Gli esponenti della politica regionale sembrano più interessati a lucrare politicamente che non a dare un contributo fattivo».
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