«Se affrontassimo questa fase due con un atteggiamento poco prudente e responsabile, la curva epidemiologica ci sfuggirebbe di mano» così il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte risponde alle polemiche seguite alla presentazione del dpcm di avvio della tanto attesta fase 2, quella di convivenza con il virus.
Il decreto del 26 aprile ha generato non poco malcontento in tanti che si aspettavano una maggiore apertura. Da più parti sono piovute critiche contro le scelte del Governo e sono state sollevate perplessità su alcuni punti del testo, ritenuti poco chiari. Su questo secondo punto, nei prossimi giorni Palazzo Chigi provvederà a stilare una lista di FAQ (Domande frequenti) per provare a dissipare i tanti dubbi. Per il resto, ieri, il presidente Giuseppe Conte ha parlato alla stampa e risposto ad alcune domande durante la sua trasferta in Lombardia.
«Molti cittadini – ha dichiarato Giuseppe Conte – non sono rimasti contenti delle nuove misure, lo stiamo vedendo. Questo è anche comprensibile. Molti speravano di tornare presto alla normalità, ma adesso non ci sono le condizioni per farlo, dobbiamo dircelo chiaramente. Noi ci accingiamo ad attraversare la fase 2, quella di convivenza con il coronavirus, non la fase della liberazione dal virus. Vorrei ricordare che siamo in questa situazione perché c’è stato un paziente. Oggi siamo con 105mila contagiati, domenica abbiamo avuto 2300 nuovi contagiati, 256 nuovi decessi. Quindi se affrontassimo questa fase due non con un atteggiamento prudente e responsabili la curva epidemiologica ci sfuggirebbe di mano».
«Con questo dpcm – ha proseguito – noi riportiamo a lavoro, e quindi in parte sui mezzi pubblici, 4 milioni e mezzo di lavoratori, 4 milioni e mezzo di persone che si aggiungono ai lavoratori che stanno già lavorando. Sarà un flusso significativo che sicuramente creerà nuove occasioni di contagio. Poi avremo un altro blocco il 18 maggio e un altro ancora il 1 giugno. Secondo voi sarebbe responsabile, dopo tante rinunce e sacrifici, affrontare la fase 2 in modo sconsiderato, con avventatezza e improvvisazione? Non ce lo possiamo permettere. Lo dobbiamo a coloro che sono morti, a chi è ancora contagiato. Non è un momento di “libera tutti”. Questo governo non cerca il consenso, cerca di fare le cose giuste, anche se significa scontentare il maggior numero dei cittadini».
Chiarito questo, il Premier è passato a ricordare le misure di allentamento del distanziamento sociale contenute nel dpcm del 26 aprile: dalla possibilità di fare attività sportiva e motoria anche lontano dalla propria abitazione, ma sempre mantenendo la distanza di sicurezza, alla riapertura di parchi e ville pubblici, al “via libera” alle visite ai “congiunti”. Proprio su questo termine c’è stato un chiarimento nel pomeriggio di ieri: con “congiunti” si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. Tutte misure studiate, spiega «per alleviare le sofferenze psicologiche che tutti stiamo affrontando».
Anche qui, il Presidente Conte ha chiarito: «non si potrà andare a casa di amici a fare festa, si potrà però andare a trovare i parenti, le persone con cui si ha una relazione stabile, sempre in sicurezza». E ha ricordato che un quarto dei contagi nasce in casa, tra persone che coabitano.
Altro punto all’ordine del giorno dell’incontro con la stampa di ieri pomeriggio è stato lo scontro con la CEI, con la Chiesa. Si sta lavorando, ha chiarito il Premier, alla definizione di un «protocollo di massima sicurezza per garantire ai fedeli di poter partecipare alle celebrazioni liturgiche in piena sicurezza».
Per quel che riguarda, invece, la possibilità di mettere in campo misure differenziate in base al numero di contagi dei diversi territori italiani (come richiesto, tra gli altri, anche dal Sindaco di Messina), Conte ha spiegato: «La ratio è quella di avere un piano nazionale, perché altrimenti ognuno andrebbe per la sua strada e sarebbe impossibile avere un principio di razionalità che ci consenta di governare la fase 2».
Poi ha aggiunto: «Se dovessimo, dopo il primo blocco di ripartenze, o il secondo, e così via, verificare che c’è una curva di contagio che sfugge al controllo, sarà fatta una differenziazione tenendo conto delle strutture ospedaliere locali e di altri fattori inerenti al territorio. In quel caso interverremo a chiudere i singoli rubinetti. È un piano molto elaborato che ci consente anche di tener conto delle realtà territoriali».
Infine, ha chiarito, si stanno studiando altre misure di sostegno alle famiglie e un “piano per l’infanzia”, anche in vista dell’estate.
(Foto © sito istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri)
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