«Il mandato di Picciotto è terminato, subito elezioni. La palla passa, adesso, al collegio dei Sindaci»: così in una nota Paolo Tomasello, candidato alla presidenza della Confcommercio Messina.
«Lo scorso 23 settembre – continua Tomasello – rappresentava la data ultima, 60 giorni dopo la fine del suo mandato, che l’ormai ex presidente Picciotto aveva a disposizione per convocare e indire le nuove elezioni per la guida della Confcommercio Messina. Ho ufficializzato la mia candidatura lo scorso 19 luglio, ben prima che il mandato dell’ex presidente scadesse.
I miei passi sono stati tutti nel rispetto dello statuto, dei tempi e delle modalità previste affinché l’associazione non avesse ripercussioni. C’era, quindi, la totale consapevolezza che dal 23 luglio, data che segna la fine del mandato di Picciotto, si sarebbero potuti e dovuti intraprendere tutti i passaggi ufficiali per rispettare le regole che normano Confcommercio.
Alla fine, però, l’ex presidente ha deciso la via del silenzio e dell’attesa. Attesa di cosa? Un’attesa che non fa bene a Confcommercio Messina, ma che riflette l’iter vissuto in questi anni in Confcommercio. Non dimentico di essere stato, io stesso, vice presidente di Confcommercio e di aver provato in ogni modo di destare l’ex presidente dal sonno perpetuo in cui si cullava e con lui l’associazione».
Tomasello: «Rilanciare la Confcommercio»
Secondo Tomasello questa condizione non permetterebbe di programmare e rilanciare la Confcommercio Messina. «È necessario – dice ancora Tomasello – far vincere il senso di responsabilità: che non sta nel prendere tempo cercando di sistemare, oggi, situazioni tralasciate – per volontà o incapacità di mettere in pratica le soluzioni – negli anni precedenti. La responsabilità sta nel dare all’associazione la possibilità di andare avanti. Questa mia battaglia non è da ricondurre a una presa di posizione personale. Non è Paolo Tomasello che chiede nuove elezioni, ma i soci e lo statuto di Confcommercio. Sulla presidenza di Carmelo Picciotto è arrivato il triplice fischio, la sua partita è finita.
Tantissimi soci della Confcommercio – ma anche gente comune – mi hanno chiesto quale sia il motivo per cui le elezioni non siano state convocate. La mia risposta è stata: non lo so. Perché un reale motivo non esiste, non era assolutamente previsto o prevedibile uno sviluppo del genere. Questa, adesso, diventa una partita di difesa delle regole e della legalità. Inoltre, tengo a sottolineare che questa partita la giocheremo in tutte le sedi opportune. Nessuna esclusa. La palla passa, quindi, al collegio dei sindaci, come previsto dallo statuto dell’associazione. Dovranno essere loro, senza ulteriori indugi, a indire le elezioni. Sono convinto che in questo modo potremo condurre una sfida leale e corretta: vincerà chi sarà stato più bravo a lavorare sul territorio. Infine, resto convinto che la democrazia non possa essere presa in ostaggio da nessuno».
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