L’eclettismo a Messina
«Quella tra gli anni ’10 e gli anni ’20 del ‘900 – conclude Franz Riccobono – fu la fase iniziale della ricostruzione in cui gli edifici di Messina vengono impropriamente riferiti allo stile Liberty o floreale a motivo dei ricorrenti tratti decorativi fitomorfi (a forma di vegetale, ndr). In realtà si trattò di uno stile ibrido, non a caso definito “eclettico”, proprio a causa dell’articolata fonte di ispirazione con cui vennero realizzati quegli edifici sempre ricchi di decori, realizzati con cassaforme nel tentativo di restituire ricchezza. E certamente in tale ambito lo studio di Gino Coppedè ebbe un ruolo primario nel determinare uno stile ripreso poi dai tanti professionisti operanti in quel tempo nella città dello Stretto».
«Purtroppo lo slancio ricostruttivo non ebbe una facile concretizzazione a seguito di eventi sovranazionali come la guerra di Libia, la prima Guerra Mondiale, la crisi post-bellica, fino all’avvento del fascismo. Anche il regime ritardò di qualche anno il suo intervento massivo che ebbe inizio a partire dal 1926 per dare la stura ad una fase ricostruttiva che determinò nel giro di poco più di un decennio la completa rinascita dell’insediamento umano a Messina».
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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