Brucellosi bovina. L’UE avverte: «Messina è la provincia con più casi»

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muccheMessina è la provincia italiana con più casi di brucellosi e tubercolosi bovina. Ad affermarlo è l’Unione Europea rispondendo a un’interrogazione inviata dell’europarlamentare siciliano del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che chiede, inoltre, chiarimenti all’Assessorato della Regione sull’uso fatto dei fondi stanziati dall’organismo sovranazionale per l’eliminazione della malattia.

Per vederci più chiaro, l’eurodeputato ha inviato una lettera all’assessore alla Sanità della Regione, Ruggero Razza, chiedendo delucidazioni sull’utilizzo delle risorse stanziate dall’UE e l’attuazione di un piano straordinario di vaccinazioni.

«Nonostante i milioni di euro di Fondi UE spesi – ha spiegato in proposito Corrao – la Sicilia rimane la regione italiana più colpita con quasi il 3% di aziende infette da brucellosi bovina e ovicaprina nel 2017, e il 75% delle aziende della provincia di Messina risulta “non indenne”».

Si tratta di un problema che, per ovvi motivi, danneggia sia le aziende, che rischiano il fallimento perché costrette ad abbattere a proprie spese tutto il bestiame in loro possesso «a causa della perdita della qualifica sanitaria in presenza anche di un solo capo infetto», che i consumatori. A trarne vantaggio è, invece, chi «sta ricavando immensi profitti, come le aziende che commercializzano e trasformano la carne proveniente da animali infetti – ha chiarito l’europarlamentare – perché la comprano a prezzi bassissimi, non hanno l’obbligo di segnalarne la provenienza e la immettono liberamente nella nostra catena alimentare facendola consumare anche ai bambini».

Da tempo l’Unione Allevatori Sicilia chiede si prendano gli opportuni provvedimenti e si attui un piano di vaccinazione finalizzato a eradicare del tutto la brucellosi, ma «le autorità siciliane – ha spiegato il deputato del M5S – non hanno mai avviato questa procedura, scaricando la responsabilità su una fantomatica “mancanza di autorizzazione” da parte dell’UE».

Responsabilità che, stando a quanto dichiarato, invece, dall’Unione Europea, ricadrebbe sulle autorità autorità nazionali e regionali «competenti a decidere se autorizzare la vaccinazione in Sicilia». Ma non solo, la Commissione competente ha anche sottolineato, in risposta all’interrogazione di Corrao che, a seguito di ispezioni «vista la mancanza di progressi nell’eradicazione, sono state imposte sanzioni pecuniarie alla Sicilia».

«La Commissione – conclude l’europarlamentare – ha già ridotto i pagamenti di 7 milioni di euro dal 2005 al 2012 e ha ammonito, sottolineando che “nel caso in cui le misure attuate non portino a un progresso chiaro in tale direzione, il sostegno finanziario potrà essere riesaminato”».

In sostanza, a questo punto, la palla passa nelle mani dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sicilia mentre, alle aziende a ai consumatori dell’Isola non resta che attendere.

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