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Attraversamento Stretto: rottura di carico uguale rottura di speranze

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StrettotrenoFinalmente sullo Stretto le nebbie si diradano. Lacerato il velo che lasciava sospeso dubbio, le due sponde cominciano a vederci chiaro. Una chiarezza che aumenta la consapevolezza della fine. Altro che rassicurazioni e proclami, la continuità territoriale sembra avere i giorni contati. La conferma di un’eventualità tanto paventata arriva dal sottosegretario del Ministero ai Trasporti, Umberto De Caro. A seguito della riunione della commissione Trasporti della Camera, di due giorni fa, a cui il sottosegretario ha partecipato, De Caro parla di ipotesi di “rottura di carico” tra Villa San Giovanni e Messina. In poche parole, i passeggeri dovranno scendere dai treni, attraversare lo Stretto sui mezzi veloci e, in Calabria, salire su un altro treno.

Un altro dubbio, a questo punto, si fa prepotentemente avanti: a Roma cosa intendono per continuità? È possibile che esistano due diversi vocabolari e il temine non abbia un significato univoco?

Nessun allarme, però. Non è una grande tragedia: è il punto di vista che conta, quello del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. D’altronde, De Caro ha assicurato che se l’ “ipotesi” in questione dovesse prendere corpo sarebbero comunque realizzati alcuni interventi strutturali per agevolare i viaggiatori: tapis roulant, scale mobili etc.

Che bisogno avremmo, dunque, di quei pesanti convogli che su pesanti “mostri marini” attraversano quel braccio di mare di soli 3 chilometri? E in tutto questo, tralasciamo il fatto che simili “interventi strutturali” sono già realtà consolidate in altri luoghi, a prescindere. Non si capisce perché la Sicilia debba accontentarsi o dell’una o dell’altra soluzione. Che fine faranno i lavoratori, poi, non è dato sapere.

«Vien proprio da dire che politicamente la Sicilia è nelle mani di nessuno» dichiarano Mariano Massaro dell’Orsa e Giosuè Malaponti del Comitato Pendolari Siciliani. A nulla è valsa la manifestazione di San Valentino, “#ilferribottenonsitocca”. «Gira e rigira il taglio, anche se fra le righe, del traghettamento dei treni diurni c’è – sostengono –, come si evince dall’ultimo intervento di alcuni deputati siciliani nella Commissione Trasporti della Camera dei Deputati».

Infatti, proseguono: «Se l’ultimo comunicato stampa su Fsnews.it ci rassicurava che nessun taglio ci sarebbe stato ai servizi di traghettamento dei treni, dalla risposta del sottosegretario De Caro sembra invece confermato il progetto già messo in atto nell’incontro dell’11 novembre 2014 e riconfermato lo scorso 2 febbraio».

«Il sottosegretario De Caro nella sua risposta – incalzano Massaro e Malaponti – ha venduto il solito fumo parlando di un moderno servizio di traghettamento veloce che in realtà esiste da quasi 10 anni per le esigenze dei pendolari dello Stretto e adesso lo si vuole utilizzare anche per trasbordare i passeggeri dei treni nella sponda opposta. La classica fava per prendere due piccioni che presto consentirà al governo di risparmiare i 47 milioni per la continuità territoriale siciliana che proprio non vuole più spendere. Se si aggiunge che nella richiesta di finanziamenti europei in base ai bandi Tent-T (Trans-European Transport Network) sono presenti progetti ferroviari e marittimi per tutte le regioni tranne che per la Sicilia, si conferma che politicamente l’isola è nelle mani di nessuno».

E aggiungono: «La Sicilia non è disposta a scegliere fra i mezzi veloci e le navi traghetto, i primi servono per i pendolari mentre le navi a quattro binari sono insostituibili per la continuità territoriale ferroviaria. Treni veloci su navi moderne e metropolitana del mare per gli abitanti dell’area integrata dello stretto. Noi vogliamo tutto».

Se, nel frattempo, nulla sarà cambiato, e se il progetto di rottura della continuità andrà avanti, il prossimo 25 marzo sarà ancora sciopero dei ferrovieri. «Fsi – concludono – poteva evitarlo convocando i sindacati per revocare il progetto del 2 febbraio; basta questo per capire che dietro le parole fumose e l’inadeguatezza della politica il progetto di dismissione è confermato».

 

Giusy Gerace

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