«Il calo occupazionale è solo il primo degli effetti disastrosi generati dalla pandemia»: così il presidente della Camera di Commercio, Ivo Blandina, commenta i dati riguardanti posti di lavoro e imprese a Messina nel 2020. Il saldo tra attività avviate e chiuse è, sì, positivo, ma si sono persi 3.645 posti di lavoro (in città il dato è di -2.009).
In particolare, specifica Blandina, sebbene non si sia registrata nessuna flessione significativa nel saldo tra imprese iscritte alla Camera di Commercio di Messina e quelle cessate; i riflettori vanno puntati sui livelli occupazionali che sono, diminuiti. Questo perché, per cominciare, occorre tenere conto del fatto che le cessazioni hanno tempi molto più lunghi rispetto alle iscrizioni.
«Il dato che fa riflettere – evidenzia Blandina – è che, sicuramente, il primo effetto concreto della pandemia è il calo verticale che si rileva sul piano occupazionale per quel che concerne i lavoratori a tempo determinato e quelli stagionali. E questo in un sistema in cui ancora i posti di lavoro sono garantiti, vista l’impossibilità di effettuare licenziamenti. Quando queste misure saranno rimosse, purtroppo, vedremo crescere esponenzialmente il numero di lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro. Per vedere gli effetti veri e preoccupanti dovuti alla pandemia, dobbiamo aspettare».
«Una proiezione – precisa – va fatta analizzando l’intero contesto, facendo un’analisi sull’andamento nazionale, regionale e locale. Per questo, seguiamo attentamente le rilevazioni di centri studi accreditati, in modo da poter elaborare una strategia di recupero della produttività e di salvaguardia dei posti di lavoro nel nostro territorio. Una strategia che dev’essere condivisa da tutti gli attori istituzionali».
I dati della Camera di Commercio di Messina sul 2020
Partiamo dal saldo tra iscrizioni alla Camera di Commercio e cessazioni (quindi tra imprese nate nel 2020 e imprese cessate nell’arco dello stesso anno). Il saldo tra aperture e chiusure è positivo ed è di 605 unità (nello stesso periodo del 2019, il saldo era +616) su un totale di 62.808 imprese. Bisogna però tenere conto, specifica Blandina, che rispetto al 2019 il numero di addetti (allora 134.360) è diminuito (-3.645).
In generale, la variazione di iscrizioni ha registrato un decremento percentuale pari a -18,6%, peggiore se paragonata alla tendenza nazionale (-17,2%).
Per quel che riguarda il settore produttivo, il maggior numero di nuove iscrizioni si registrano nel Commercio (+332), seguito da quello delle Costruzioni (+295) e dall’Agricoltura (+161). In termini percentuali, però, il Commercio segna, in confronto al 2019, una decrescita pari a -0,3%, l’Agricoltura rimane invariata, mentre le Costruzioni fanno registrare un leggero incremento: +0,1%.
Crescono leggermente rispetto al 2019 sono le iscrizioni nei seguenti settori:
- Alloggio/Ristorazione (+0,2%);
- Attività Immobiliari (+0,1%);
- Attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,1%) e di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto a esse (+0,1%).
Le cessazioni non d’ufficio
Infine, diminuiscono a livello provinciale le cessazioni non d’ufficio e in maniera più marcata rispetto al dato nazionale (-22,0% contro il -16%). Una migliore reattività del tessuto imprenditoriale di Messina rispetto alla media nazionale si evidenzia, soprattutto, nel comparto Trasporti e Spedizioni, dove si ha un decremento delle cessazioni pari al 46,9%, che si traduce in 26 attività cessate rispetto alle 50 del 2019. Un ulteriore settore con marcata diminuzione di cessazioni è quello delle Costruzioni (-34,1% cessate 2020: 234, cessate 2019: 357).
Le imprese femminili a Messina
Volendo trovare un silver lining, qualcosa di positivo in un contesto negativo, occorre guardare all’imprenditoria femminile.
Rispetto al dato dell’anno precedente, nella provincia di Messina le imprese femminili sono cresciute dello 0,55% con un saldo positivo (+107), anche se il dato delle iscrizioni registra 186 unità in meno rispetto al 2019. Sempre rispetto al 2019 è diminuito il numero di imprese cessate (647), con una differenza pari a 118 unità rispetto all’anno precedente. Le nuove iscrizioni sono maggiori nel settore del commercio (97 nuove imprese), dato che costituisce circa il 13% delle nuove iscrizioni; segue il comparto agricolo con 42 nuove iscrizioni e le “altre attività di servizi” (32).
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