Foto frontale del Municipio di Messina

Messina. Piano di riequilibrio: dal 2012 spesa ridotta di oltre 35 milioni

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La durata massima del piano di riequilibrio, inizialmente fissata a 10 anni, è stata estesa a venti per dar la possibilità ai comuni con debiti eccessivi di non gravare troppo sui cittadini.

Il risultato è stato ottenuto con l’approvazione del comma 494 bis della legge di Bilancio 2018, nel quale viene esplicitato che il percorso di riequilibrio finanziario dei comuni non può essere rigidamente fissato nel tempo massimo di dieci anni, ma deve essere adattato alle reali necessità dei singoli Enti Locali e, a seconda dell’entità del debito, potrà variare da quattro a venti anni.

«Bisogna fare ogni sforzo per pagare i debiti – afferma Guido Signorino, assessore al Riequilibrio Finanziario e allo Sviluppo Economico – perché è ingiusto che la gestione leggera delle finanze pubbliche sia pagata da chi ha offerto prestazioni, effettuato lavori o forniture o abbia diritti quesiti nei confronti del Comune. Tra l’altro, a Messina l’economia di imprese e famiglie è molto legata al settore pubblico, per cui il default del Comune avrebbe ripercussioni pesanti anche sul settore privato, acuendo una crisi già di per sé profonda. Se però i debiti si sono accumulati in più decenni ci vuole lo stesso tempo anche per sanarli; altrimenti a pagare sarebbe l’intera cittadinanza con una riduzione eccessiva di servizi in un tempo troppo breve, soprattutto per le fasce più deboli».

Se, quindi, i debiti superano dal 60 al 100% delle spese correnti il riequilibrio non avverrà in dieci anni ma in quindici o in venti. Le vicende che hanno riguardato Messinambiente hanno alleggerito molto l’esposizione della società e questo peserà in maniera positiva anche sul riequilibrio finanziario.

Proprio per evitare l’incombere del dissesto è necessario che l’amministrazione si comporti come «un padre di famiglia con la testa sulle spalle – spiega Guido Signorino – se non è sicuro che un cliente lo pagherà, non compra un’auto di lusso fidandosi di soldi incerti. Allo stesso modo i Comuni sono adesso obbligati ad accantonare parti crescenti dell’attivo di bilancio per compensare il rischio delle mancate riscossioni e questo riduce ovviamente le spese. Nel passato questo comportamento assennato non è stato seguito e i bilanci hanno messo polvere sotto i tappeti, accumulando il pericoloso indebitamento che stiamo adesso gestendo. In questi anni abbiamo ricostruito l’equilibrio corrente, recuperato i deficit del 2012 e del 2013, rispettato il patto di stabilità e il pareggio di bilancio, ridotto di oltre 35 milioni (il 13% in meno dal 2012 al 2016) la spesa corrente».

Con l’approvazione di questa nuova legge di bilancio l’economia potrà ripartire con migliori prospettive, continua a spiegare l’amministrazione Accorinti, soprattutto considerando l’apertura di nuovi storici cantieri che consentiranno il riavvio di investimenti in città.

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