Messina prima tra le province siciliane a produrre olio. Coltraro (SD): ” La Tunisia metterà sott’olio la nostra economia”

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“L’economia italiana, quella del settore agricoltura, sta per essere messa “sott’olio”, ‘conservata’, con esattezza, sotto 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino che stanno per essere immessi sul mercato italiano, senza nemmeno pagare dazio, nè sottostare alla ferrea normativa imposta, invece, dall’Unione europea al nostro paese”. Lo dice, allarmato, Giambattista Coltrario, capogruppo di Sicilia Democratica all’Ars, che nella decisione dell’UE ( aprire il mercato italiano all’olio tunisino) vede un grave danno alla nostra agricoltura.

” La Sicilia- prosegue Coltraro – come gran parte del territorio italiano, ha una grossa produzione di olio, ma mentre le restanti regioni hanno un’economia stratificata in diversi settori, quella siciliana punta molto sulla olivicoltura. Un dato su tutti, ne dà la misura – prosegue Coltraro – rilevazioni statistiche recenti, infatti, stimano l’esistenza in Sicilia di circa 20 milioni di piante su 158.502 ettari di superficie che rappresentano il 13,85% del patrimonio olivicolo nazionale, collocando la Sicilia al terzo posto dietro la Puglia e la Calabria.Le province più attive nel settore sono: prima Messina, a seguire Trapani, Palermo e Agrigento, dove la vocazionalità territoriale è protetta da diversi marchi Dop comunitari.

Ecco che occorre regolamentare la qualità dell’olio importato dalla Tunisia- conclude Coltraro – affinchè sia comparato alle nostre produzioni e sia possibile la verifica delle componenti di qualità e corresponsione alla normativa UE. Così come sin qui deciso, con la liberalizzazione da dazi e privo di alcuna etichetta, l’olio tunisino sarà certamente più a buon mercato di quello italiano e, dunque, sconquasserà la nostra economia. Un’economia sino a questo momento basata su circa 250 milioni di piante esistenti su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate”.

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