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Referendum Montemare, le ragioni del “NO” alla secessione da Messina – VIDEO

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Tra pochi giorni Messina andrà al voto, oltre che per le elezioni amministrative, anche per decidere, tramite referendum, se circa un terzo del suo territorio si distaccherà creando il nuovo comune di Montemare. Noi di Normanno abbiamo raccolto l’opinione del gruppo “Comitato per il NO a Montemare”, contrario alla secessione dei villaggi della zona nord che andrebbero a comporre questo nuovo ente locale. Ecco cosa ci hanno detto.

Referendum Montemare, votare no per «tenere unito il territorio»

Quali sono le ragioni del no al referendum per Montemare? «Innanzitutto – dichiara Peppe De Luca, portavoce del “Comitato per il NO a Montemare” – noi abbiamo a cuore l’intera città di Messina, e quindi anche quella parte che si sente bistrattata, però vorrei dire bistrattata come il resto di tutte le periferie della città. Noi capiamo la rabbia, capiamo la frustrazione di non avere servizi e quant’altro, ma il no è importante perché non solo tiene unito tutto il territorio, ma dà la possibilità anche di programmare qualcos’altro».

Sempre secondo De Luca, i problemi del comune di Montemare sarebbero congeniti, referendum o meno: «Montemare – prosegue – avrebbe poco meno di 7.000 abitanti, con un’età media peraltro elevata. Si andrebbe a creare un comune non solo difficilmente amministrabile, ma per di più che sicuramente, se non al primo bilancio, già al secondo andrebbe in deficit. Abbiamo degli esempi plastici nella provincia di Messina, come Taormina, uno dei comuni più turistici d’Italia che è in default. Creare un piccolo baronato non risolve il problema».

Ma allora in che modo si potrebbero affrontare i disagi di questa comunità che si sente abbandonata da Comune e VI Municipalità? Peppe De Luca prospetta delle idee mutuate da una recente modifica alla Legge Regionale 30/2000 che ha alzato a 10.000 il numero minimo di abitanti necessari per richiedere la creazione di nuovo ente.

«Un articolo di questa legge – spiega – darà finalmente più sovvenzioni ai municipi. Questi municipi una volta realizzati avranno anche possibilità di spesa, perché, non essendo più dei posti vuoti dove fare solo la carta d’identità, a quel punto il presidente del quartiere potrebbe anche delegare degli assessori, diventando di fatto un piccolo comune ma all’interno di una città metropolitana, e i vantaggi di essere dentro a una città metropolitana sono tantissimi».

Il problema tuttavia, secondo il “Comitato per il NO”, sarebbe un altro: la politica. «Questa città – conclude De Luca – è stata amministrata un po’ da tutti negli ultimi vent’anni. Il problema è questo. Se non si interviene seriamente sulle periferie, nasceranno sempre questi sentimenti di rabbia».

(1973)

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  1. E intanto che aspettiamo che la politica messinese si svegli saranno passati altri 30 anni e i villaggi Nord di Messina saranno tutti spopolati.
    E invece questo Referendum è un occasione irripetibile. Non esisterà mai più una elezione che riguardi questo territorio. Il No è un voto che significa mantenere lo status quo, senza chances di sviluppo. All’interno della VI Municipalità, anche se ricevesse qualche euro (già Messina è in pre dissesto finanziario con mezzo miliardo di debiti), i nostri villaggi non potrebbero competere in termini di peso e rappresentanza elettorale con paesi grossi come Ganzirri, Torre Faro, Faro Superiore ecc…
    E poi a tutta Messina converrebbe votare SI. Diamo una lezione alla politica poco attenta!!! Se ci abbandonate, possiamo anche provare vie alternative, di rottura col passato.
    Montemare è un esperimento di ribellione civica dal basso: tutta Messina dovrebbe supportarci!

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