A Milano si parla (anche) messinese. Secondo i dati del Comune del capoluogo lombardo, infatti, la città dello Stretto è 10° tra le province di provenienza dei suoi nuovi residenti. I dati sull’emigrazione segnalano, infatti, che sono ben 382 gli abitanti di Messina che nel 2017 si sono trasferiti nella città della moda, quasi il 14% in più rispetto ai 329 del 2005.
Sono numeri che ben si inseriscono in quadro più ampio di emigrazione dal Sud e dal Centro-Sud verso il Nord del Paese. In cima alla classifica stilata dal quotidiano “La Repubblica” troviamo, infatti, Napoli, seguita da Roma, Bari, Palermo e Catania, per citarne alcune. Ma queste cifre si collocano anche in un altro scenario, quello evidenziato pochi mesi fa dal Comune di Messina che segnalava, infatti, un decremento della popolazione negli ultimi 7 anni di ben 2.000 unità.
Insomma, si conferma un quadro non proprio esaltante per la città dello Stretto e per la Sicilia in generale, terza regione di provenienza dei nuovi milanesi. Messina – ancora, secondo i dati di Palazzo Zanca – continua a perdere risorse umane, soprattutto giovani, in favore delle province del Nord Italia ma anche, chiaramente, di città come Roma.
Le motivazioni che spingono i giovani, magari già laureati e sulla soglia dei 30 anni, a emigrare, sono tante, ma riconducibili a un’unica spinta decisiva: la necessità di trovare un lavoro in linea con le competenze maturate nel corso di anni di studio, l’idea che solo fuori da Messina sia possibile costruirsi un futuro più roseo e la convinzione che, indipendentemente da tutto, Milano e città come Milano, ma anche i centri minori delle province del Nord e del Centro-Nord, siano più ricchi di opportunità, soprattutto per i giovani.
Quanto poi queste convinzioni siano corrispondenti alla realtà, è un altro discorso che andrebbe analizzato più nel dettaglio e caso per caso. Il dato rilevante, qui, è che molti giovani messinesi sembra abbiano perso fiducia nella città dello Stretto, da cui si allontanano, spesso a malincuore.
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la colpa non è di questo o di quell’altro governo, ma di tutti i vari politicanti che sino succeduti, compresi i nostri conterranei traditori, a voler fare rimanere il sud in queste condizioni di precarietà. l’unita, dal meridione non voluta, specie dai siciliani, è la causa principale.