Quella sera, la Sicilia ci aveva donato tutta la struggente dolcezza delle sere estive.

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Quella sera, la Sicilia ci aveva donato tutta la struggente dolcezza delle sere estive. La via lattea segnava il percorso dei nostri pensieri in un cielo pieno di stelle. Nessuno aveva voglia di andare a dormire. Spensi le luci. Monica, Adriana, Maria e Anna, apparecchiarono,  in un lampo, un tavolino all’aperto rischiarato dalle stelle. Paolo aveva messo su un meraviglioso CD di musica raccolta ad Ibiza e selezionata con cura. Marco allegro, come sempre, si preparava ad un viaggio. Alessandro mescolò gli ingredienti dei Perfect Martini Hemingway.

Paolo, rapidamente, preparò, con la sua solita maestria degli sfizi, a base di pesce crudo alcuni profumati al coriandolo, altri accarezzati dai profumi dell’alioli  o mix di spezie di cui solo lui e Ernestina conoscevano la ricetta.

Avevamo lavorato insieme per un anno, in allegria e il nostro impegno  volgeva al termine.

Vorrei parlarvi di Ernestina La Spada.

Avendo viaggiato molto,   la sua cucina spazia da eleganti rivisitazioni di piatti tradizionali siciliani a quelle di cucina internazionale anche poverissima, scovati chissà come, lasciando sempre stupito il commensale. La sua carica vitale e la capacità di coinvolgere i suoi collaboratori ne fanno una chef eccellente, ma lei preferisce dire che, in cucina,  è un’ artista e come tale si comporta. Impossibile, se non hai  una mente molto vivace, seguirla nei suoi percorsi fatti di intuito, senso pratico e sperimentazioni inquiete. Gioca con gli ingredienti, seguendo dei percorsi unici, figli della sua articolata esperienza.

I suoi “Fagottini di pepato al  miele di zagara di agrumi di Sicilia  e limone Verdello” o il suo Dessert “Cuore Tenero” sono dei must indimenticabili. Anche se io preferisco quando propone rivisitazioni di cucina povera internazionale. Adoro, per esempio, la sua Guacamole una salsa di origini azteche a base di avocado adesso molto usata nella cucina messicana e gli abbinamenti che ne fa

La sera, dopo il lavoro, la trovi spesso nei locali, divertita e divertente. E in quei momenti, gente di tutte le età l’avvicina per carpire un po’ di vitalità dai suoi occhi verdi, puri e infantili o dal suo sorriso coinvolgente. Siamo amici, lo so, me lo ha dimostrato in più di un occasione e così ho cercato di fare io. Ama la gente e le cose difficili,  una causa impossibile o il cuore di un amico,  temporaneamente, chiuso al mondo sono per lei impegni a cui è difficile che non si applichi, prodigandosi per restituirgli un posto più che dignitoso nel mondo. Chi la conosce bene sa che è una buona compagna sia nell’allegria che nei momenti difficili.

E’ una donna dalle infinite tonalità, di gusti, di profumi, di temperature, di colori e soprattutto di sentimenti ed  emozioni.  Insieme, seduti sui tavolini del mio terrazzo, di notte dopo il lavoro, davanti ad un bicchiere di buon vino, abbiamo parlato di tutto, osservando le stelle e cercando di leggere nelle nostre anime e in quelle  della gente. La sua vita, spesa a coltivare le sue sane inquietudini, è veramente particolare, ha superato, con la stessa carica, momenti duri e sereni,  ma lei, donna del presente e del futuro, non ne parla quasi mai. Lettrice appassionata, trova sempre il tempo per un buon libro, ed è raro non trovarla preparata su di un argomento, su cui esporre i suoi personali e mai banali pensieri.

Adriano passò a baciarla prima di coricarsi, il  carattere composito e lieve di questo bimbo era stato conquistato dai modi di Ernestina  e non perdeva occasione di farglielo capire, ricambiato teneramente.

Ernestina , una parola ed un sorriso per tutti, come al solito, parlava di noi, di sé e del futuro. Osservandola mi chiedevo, da dove prendesse tanta allegra e intelligente vitalità. Dopo l’aperitivo, in tarda notte, aprimmo una bottiglia di vino. Un Nocera Rosso, coltivato e vinificato  da Mimmo Paone sulle colline di Castanea delle Furie, altro luogo dell’anima di Ernestina.  

Nel bicchiere un colore    rosso rubino profondo.

Profumi persistenti e sentori di frutti  rossi , bacche  e sottobosco.

Al gusto fresco, armonico elegante e vellutato.

Quello che ci voleva per una serata all’insegna di un periodo che terminava, nella consapevolezza che il ricordo di quel tempo, e di quella poliedrica e vitale compagnia, ci avrebbe accompagnato per sempre.

Poi, tutti andarono via, lasciandomi in compagnia delle stelle, accesi un toscanello alla grappa ripensando a quell’anno, ai compagni di viaggio e al tempo che apre e chiude le varie stagioni dell’uomo.

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