Mercoledì 26 Dicembre 2012 – Domenica 6 e domenica 20 Gennaio 2013 – “In volo verso B-612”

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liberamente tratto da “Il Piccolo Principe”di A. de Saint Exupery

adattamento

Mariapia Rizzo

regia

Domenico Cucinotta

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Perché scegliere di ispirarsi proprio a “Il Piccolo Principe” nel pensare ad uno spettacolo destinato ai ragazzi?

Perché è un libro dedicato ad un adulto quando era bambino. Durante le nostre esperienze di lavoro con i bambini ed i ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori, il momento più complesso è stato quello del primo approccio, dell’incontro, della scoperta di avere, nonostante la differenza di età, un linguaggio ed un cuore comuni. Il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza è un mondo misterioso, che ogni individuo ha vissuto, ma che sembra aver dimenticato quando ha deciso (o è stato costretto a decidere) di essere diventato grande.

Sembra un passaggio senza interregno, ma non è così. Il terreno neutro esiste ed è talmente semplice da essere ignorato: la poesia..

Nel “Piccolo Principe” un adulto ed un bambino si incontrano nel deserto, un luogo limite, in cui è possibile il riavvicinamento tra la realtà adulte e quella bambina, un luogo in cui ogni ottica quotidiana è inutile e l’inversione è possibile.

La realtà si può guardare da un’angolazione dimenticata: quella di chi è abituato al piccolo, al lineare, al singolare (un pianeta che può ospitare un solo abitante, la necessaria lotta contro i baobab, un fiore creduto unico in tutto l’universo) ma è costretto a scontrarsi con il macroscopico, con l’ artificiosamente complesso, con il molteplice indifferenziato. E’ un miracolo per un adulto potersi trovare di nuovo a guardare con occhi capaci di una poesia semplice ed istintiva e potere pensare di nuovo con una mente che segue la logica del cuore.

Il «Piccolo Principe» ci è sembrato un fertile terreno d’incontro tra adulti (ma siamo poi così adulti?) e bambini (ma sono davvero solo bambini?) alla scoperta di cosa sia questo »essenziale invisibile agli occhi ma visibile al cuore», attraverso la messa in scena di una favola che non parla per metafore, ma semplicemente propone un altro modo di guardare ai fatti.

Non si tratta di voler tornare bambini, si tratta di ricordarci costantemente che l’essenziale è visibile solo al cuore e di cercare continuamente l’essenziale  che ogni altro cuore riesce a vedere.

 

 

 

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