La vita è troppo breve per bere vini mediocri.

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La vita è troppo breve
per bere vini mediocri.

Johann Wolfgang von Goethe

Quella mattina testimoniavo davanti al giudice di pace. Ero stato presente ad un dialogo tra due  persone perbene a cui mi legava una preziosa  amicizia e una ragazza, più ambiziosa che capace, che aveva abusato della loro fiducia.

In Sicilia, le aule dei tribunali somigliano molto ai mercati rionali.

La confusione nell’enorme stanzone,  il vociare assordante   e i profumi delle giovani avvocatesse la fanno da padrone.

 I giudici cercano, senza molta convinzione, di capirci qualcosa in cause che, spesso, non hanno nessun senso, perché figlie più del rancore che del diritto.

 Ma, gli avvocati devono pur lavorare.

Mi ero convinto, quindi, che la cosa migliore fosse continuare la mattinata al mercato, per un fatto di coerenza.

Lì, c’è la Sicilia antica, quella culturalmente più vicina all’Africa del nord, e noi, quando ci entriamo, cambiamo atteggiamento, atavicamente ritorniamo alla nostra essenza araba sia nei modi che, ancor di più, nel pensiero.

 Probabilmente sono gli odori delle mercanzie e la confusione. Si sceglie, si cerca di accaparrare il meglio, si contratta il prezzo, scelte vive, non come quelle asettiche fatte nei supermercati.

 I commercianti, poi, abituati a vivere quei luoghi, sono dei personaggi molto singolari, gli unici governatori di quel  caos.

Gente indurita dal lavoro, ma viva, spesso, quando apre bocca sentenzia, un po’ come i giudici, ma molto più veloce.

Mi venne spontaneo chiedermi se quei personaggi  avrebbero potuto  risolvere le lentezze della giustizia.

Spesso, all’uscita dal mercato, mi succede di aver comprato il necessario per una delle ricette di mia nonna; qualche anno prima che morisse, gli chiesi di copiarle e di provare le più difficili  insieme.

Così, adesso, posso regalarmi i gusti antichi della mia famiglia. Comprai un coniglio, per farlo in agrodolce, pinoli, mandorle, aceto e zucchero. Da noi l’agrodolce si fa così: senza cipolla in abbondanza e senza olive. Gusti.

Adesso dovevo trovare un abbinamento, un vino che avesse dei profumi articolati, e un corpo non troppo presente. Pensai ad un bianco strutturato, magari fatto con uve aromatiche, un YRNM di Miceli. I profumi dello zibibbo avrebbero ben accompagnato l’agrodolce, una vinificazione a secco e la delicata  persistenza di un bianco non avrebbero troppo sovrastato il gusto delle carni bianche, perfetto.

Tornado a casa misi il vino in frigo e cominciai a cucinare.

Apparecchiai la tavola e stappai il vino.

Neanche il tempo di arrivare nel bicchiere che un profumo intenso mi avvolse,

Lo Zibibbo o Moscato di Alessandria è un’ uva aromatica, profumatissima, la scelta di vinificarla a secco è  stata, per Miceli,  vincente.

Nel bicchiere un colore paglierino intenso.

I profumi non comuni per un vino spaziano dal gelso bianco ai fiori di gelsomino, ma anche salvia, zenzero, banana matura, ananas e limoncello.

La morbidezza del gusto è attenuata dall’ acidità e da una nota sapida che, malgrado i 13 gradi rinfresca la bocca.

Ma la persistenza era più lunga di quanto mi ricordassi, meglio.

Questo vino era così buono che la cosa non mi dispiaceva per niente.

Forse è il vino realizzato più a sud d’Italia, nel cuore del mediterraneo, e nei suoi profumi si percepisce.

Finita la cena, versai un bicchiere di vino e tornai in terrazza. La nottata era tersa, e mi misi a guardare le stelle. Orione, le pleiadi, Cassiopea, cominciai a pensare agli anni luce, tempo e spazio infinito, mentre sorseggiavo il vino, e alla nostra breve, ma meravigliosa esistenza.

Era vero: “La vita è troppo breve bere vini mediocri.”

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