Nuova puntata della lunga vicenda sul destino dell’ospedale “Piemonte”. Questa mattina i deputati regionali Giuseppe Picciolo, Santi Formica e Nino Germanà hanno tentato di sgombrare il campo dall’incertezza, individuando l’unica strada percorribile per salvare l’attività dell’importante struttura sanitaria di viale Europa. Durante una conferenza stampa tenutasi nell’aula consiliare di Palazzo Zanca, i tre deputati hanno ribadito ancora una volta la necessità di attuare la fusione con l’Ircss, così come previsto dal relativo ddl, che manterrebbe attivo il Pronto Soccorso del “Piemonte” nonostante la fusione con l’Irccs propedeutica all’attivazione di un importante centro per la riabilitazione. Per farlo servirebbe una deroga del ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin che ha già espresso parere positivo.
Nei giorni scorsi il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone aveva suggerito, riprendendo la tesi dell’Udc, di trasferire il Piemonte all’Asp fino al termine ultimo del 31 dicembre 2016 fissato dalla legge Balduzzi. In questo modo, secondo Ardizzone, il pronto soccorso del Piemonte sarebbe salvo. Ipotesi non più percorribile per Giuseppe Picciolo. “Già nel settembre dello scorso anno – precisa il capogruppo Pdr – avevamo proposto il passaggio all’Asp. Oggi tale manovra non è più possibile poiché per mantenere in vita il terzo pronto soccorso in città bisognerebbe chiuderne uno in provincia”.
Tuttavia, l’Udc non abbandona la proposta lanciata un mese fa con un ordine del giorno. Il capogruppo Rizzo e i consiglieri Perrone e Consolo stamane hanno ribadito la necessità di far transitare il Piemonte all’Asp mantenendo in vita il pronto soccorso fino al 2016. L’Udc ha inoltre sollecitato il sindaco Accorinti ad uscire allo scoperto in qualità di massima autorità cittadina nel settore sanitario. Assente il consigliere Libero Gioveni che ha invece preferito presenziare all’incontro organizzato dai deputati regionali Picciolo, Formica e Germanà. Un gesto di protesta attuato dall’esponente Udc per stigmatizzare l’atteggiamento del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. “Nella conferenza di venerdì. pur conoscendo le nostre battaglie in Aula e pur essendo del nostro partito, il presidente Ardizzone non ha ritenuto opportuno coinvolgerci. Rispetto la posizione dei miei colleghi, ma io ho una dignità politica e personale da difendere. Per questo motivo, non condividendo il metodo e non, ripeto, il merito, ho preferito non partecipare e non prestarmi al gioco di osannare un personaggio come Ardizzone che ha dimostrato di non avere rispetto del nostro lavoro”.
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