A tre anni dall’elezione di Accorinti a sindaco di Messina, Indietrononsitorna stila un bilancio sull’operato del’amministrazione comunale, promuovendo di fatto soltanto il lavoro svolto all’Atm che ha migliorato il proprio servizio e permesso ai lavoratori di ricevere lo stipendio dopo anni di difficoltà. Arriva, invece, una pesante bocciatura per quel che riguarda le altre società partecipate e il funzionamento della macchina burocratica di Palazzo Zanca. A riguardo il movimento giudica poco azzeccata la scelta di aver nominato Antonio Le Donne sia Direttore Generale che Segretario generale.
Dopo tre anni di amministrazione Accorinti abbiamo il dovere di interrogarci sui risultati di questa esperienza, nata al di fuori dei partiti, diventati ormai solo comitati d’affari e, come tali, sempre più distanti dai cittadini. La rivoluzione di Renato Accorinti si è dovuta confrontare con una pesante eredità debitoria, una burocrazia inefficiente e un consiglio comunale che ha continuato a lavorare poco e male, ma anche istituzioni regionali e nazionali poco collaboranti, se gran parte dei progetti qualificanti come il porto di Tremestieri, la sistemazione della via don Blasco e il secondo Tribunale, per citarne solo alcuni, sono impantanati e stentano a vedere la luce, a meno che non si aspetti che Accorinti venga prima sfiduciato. Ma è giusto confrontarci oggi con le scelte che via via ha perseguito questa amministrazione, per verificarne la riuscita. Un fiore all’ occhiello è certamente la trasformazione che si è verificata all’ ATM, per opera di un manager venuto da Torino, Giovanni Foti, che oltre a dare certezza di stipendio ai dipendenti, ha ridato dignità al servizio di trasporto pubblico.
Non è accaduto lo stesso con le altre partecipate quali Messinambiente e AMAM. Dopo 3 anni ci sono sempre troppi rifiuti per strada e ci chiediamo se le modalità di funzionamento dell’Amam nell’era Termini siano rimaste invariate, se sia cambiato qualcosa nel continuo ricorso ad affidamenti e cottimi fiduciari, sempre alle stesse ditte, magari vicine a qualche consigliere; peraltro ci domandiamo ancora esterrefatti cosa aspetti Termini a dimettersi così come richiesto dal sindaco.
Riteniamo inoltre che la scelta, rivelatasi errata, di aver conferito ad una sola persona le responsabilità di Direttore Generale e Segretario generale vada immediatamente riconsiderata. Il doppio impegno è certamente sovraumano per una città come Messina e dopo tre anni purtroppo non si è visto un forte segnale di cambiamento nel funzionamento degli uffici comunali, solo annunci, cronoprogrammi e proclami, disattesi alla luce dei fatti. Resta incomprensibile come a tutt’oggi non sia ancora operativo l’organismo indipendente di valutazione (OIV). Il naufragio dei bilanci non è stata esclusiva responsabilità dell’assessore competente e del ruolo forse “politico” del collegio dei revisori; sono tutti gli uffici, con in testa la ragioneria, che non hanno funzionato. Con effetti purtroppo negativi sui servizi erogati alla città. Ne’ ci convincono le modalità con le quali il Direttore/Segretario generale continua a gestire il problema dei gettoni erogati per le sedute deserte, con l’assurdo controricorso presentato all’assessorato regionale che stride pesantemente con l’indignazione generale che “gettonopoli” ha suscitato nell’opinione pubblica.
A questo proposito, apprezziamo invece la decisione dell’Amministrazione di costituirsi parte civile nel prossimo processo. Chiediamo al Sindaco, in definitiva, se sia così difficile insediare ai vertici delle partecipate e della burocrazia comunale manager che possano operare altrettanto bene come quello dell’Atm. Dopo tre anni abbiamo capito che onestà e buona volontà sono utili ad una sana amministrazione se accompagnate da scelte che vadano nella direzione di programmazione, efficienza e controllo. Facciamolo in fretta, la speranza di cambiamento che i messinesi hanno riposto in questa amministrazione ha necessità adesso di un decisivo cambio di passo, che troverà certamente il convinto sostegno di tutti.
Perché indietro non si torna.
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