La Cisl Funzione Pubblica denuncia lo ‘sfruttamento’ di duemila lavoratori messinesi. Si tratta del personale Asu della provincia di Messina che percepisce un sussidio di 580 euro mensili erogato dall’INPS e, sotto le direttive di Cooperative, viene utilizzato dai vari Enti – in forza di ipotetici accordi e convenzioni – in attività istituzionali.
“Comuni, ex Provincia Regionale, Aziende Sanitarie, Istituti Scolastici, Parrocchie – ricordano il segretario regionale Cisl FP, Calogero Emanuele, e la segretaria provinciale Cisl FP, Paola Zito – utilizzano questi lavoratori, un migliaio dei quali sono gestiti da un gruppo di Cooperative, rappresentando un serbatoio di voti per quei politici fortunati che siedono negli scranni nazionali e regionali e che continuano a regnare sul territorio grazie anche alle quote mensili di circa 20 euro che ogni lavoratore è obbligato a pagare”.
La legge regionale vigente n. 5/2014, che di fatto proroga le attività solo fino al 31 dicembre del 2016, riconosce il diritto alla stabilizzazione anche ai suddetti lavoratori ma non è consentito che essi debbano continuare ad essere gestiti da cooperative che non hanno progetti o attività proprie da realizzare e che continuano a proporre convenzioni o accordi ai vari Enti disattendo il divieto di intermediazione di manodopera di cui all’art. 1 della legge 1369/60.
La Cisl Funzione Pubblica chiede dunque “l’immediata modifica di legge che assegni i lavoratori delle cooperative direttamente agli Enti utilizzatori e l’inserimento, per tutti, nei percorsi di stabilizzazione definitiva”. Il sindacato intende riprendere una battaglia di civiltà e giustizia “perché – sostengono il segretario regionale Cisl FP, Calogero Emanuele, e la segretaria provinciale, Paola Zito – si parla di lavoratori, nella maggior parte dei casi monoreddito, con figli e famiglie a carico, umiliati e mortificati che da oltre 20 anni percepiscono un sussidio di disoccupazione, ma che in moltissimi casi assumono responsabilità anche di natura gestionale, alla pari dei lavoratori giuridicamente dipendenti, ma senza diritto a contributi previdenziali ed assistenziali e senza una futura pensione”.
(94)