Messina diventa un esempio per l’urbanistica nazionale grazie alla Variante di Salvaguardia.
Sembra celare del sarcasmo questa affermazione e i più audaci la potrebbero definire non del tutto veritiera, ma così non è. La città dello Stretto è stata identificata da Casa Italia, iniziativa nata all’indomani dei terremoti che hanno colpito il centro Italia lo scorso anno, come capofila di un progetto urbanistico anti-abusivismo.
Messina è, infatti, la prima città in Italia ad aver creato un piano di messa in sicurezza per i terreni non edificabili tramite la Variante di Salvaguardia. Un atto, voluto fortemente dal sindaco Renato Accorinti e dall’assessore Sergio De Cola, che, avvalendosi di studi e ampia documentazione, prevede una “zonizzazione” del territorio che garantisca la massima attenzione alla sicurezza dei territori e dei cittadini.
Ideato nel 2012 dal precedente Consiglio Comunale, la Variante di Salvaguardia odierna è il frutto di un lungo percorso iniziato concretamente, dall’attuale Amministrazione, nell’ottobre del 2014. Questo atto, nonostante debba ancora essere adottato dal Consiglio Comunale di Messina, non è passato inosservato sul piano urbanistico di livello nazionale.
Cos’è la Variante di Salvaguardia?
Questo atto, anche definito “salva colline”, prevede delle modifiche sostanziali al Piano Regolatore attualmente in vigore, ovvero il declassamento di 840 ettari di terreno edificabile in terreno agricolo. Un totale di 2 milioni e 800 mila metri cubi in meno rispetto a quelli approvati dalle ultime modifiche al PRG.
«In passato – spiega Placido Accolla, responsabile unico del procedimento – il Piano regolatore è stato modificato più e più volte. Molti terreni inizialmente dichiarati non edificabili sono stati, a seguito di vari emendamenti e modifiche, trasformati in zone edificabili. Con la Variante di Salvaguardia si punta a garantire la sicurezza dei cittadini, impedendo che vengano costruiti edifici in zone a rischio».
È stata anche istituita una “banca dei volumi”, una sorta di registro in cui i proprietari di terreni a rischio possono iscriversi per trasformare suddetta zona in area non edificabile. Questo registro consentirà di riconoscere ai cittadini aderenti un diritto acquisito, l’originale edificabilità di un’area, e mantenere il reddito potenziale derivante dal terreno stesso.
Ogni proprietario dei terreni che si trovano nelle “zone rosse” è stato già contattato e informato della situazione. Attualmente i nomi e le aree interessate non sono state rese pubbliche per evitare possibili speculazioni edilizie.
Il futuro della Variante di Salvaguardia
L’iter dell’approvazione della Variante di Salvaguardia è, però, ancora molto lungo: per circa due mesi è stata discussa dalla Commissione Consiliare Urbanistica, 9 lunghi incontri che hanno portato, infine, ad una “astensione tecnica”, ovvero la maggioranza dei componenti ha preferito non votare. Adesso è in attesa di essere adottata dal Consiglio Comunale, che potrà scegliere se approvarla, emendarla o bocciarla.
Se dovesse avere un parere favorevole, il passo successivo sarebbe la pubblicazione degli atti: i cittadini avrebbero 60 giorni di tempo per proporre qualsiasi tipo di modifica. Una volta preso atto di queste osservazioni la Variante verrebbe ridiscussa dal Consiglio per una nuova approvazione: in questo caso ci sarebbero 30 giorni di tempo per decidere il da farsi.
La palla, infine, passerebbe alla Regione Sicilia che potrebbe dare un esito positivo o negativo, in quest’ultimo caso la variante tornerebbe in Consiglio Comunale.
«Non siamo riusciti a far capire l’importanza di questo atto – conclude Accolla – è urgente che venga approvato per garantire la sicurezza della cittadinanza».
Messina punto di riferimento per Casa Italia
Durante questo lungo iter burocratico la Variante è stata presentata sia alla “Biennale dello Spazio Pubblico” del 2015, organizzata dall’Istituto Nazionale Urbanistica, che al Ministro De Vincenti durante la XX Conferenza del SIU (Società Urbanisti Italiani). In più contesti, questo atto, ha posto l’accento su varie sfaccettature legate alla sicurezza dei territori e all’incentivare i cittadini a non costruire in zone a rischio.
Per questa ragione i responsabili del progetto Casa Italia hanno chiesto al Comune di Messina di provvedere alla stesura di un articolo per la Legge Finanziaria che, nella sua forma finale, preveda degli sgravi fiscali per i proprietari di terreni già edificati ma dichiarati a rischio. Sgravi, su tasse come l’IMU e la Tasi, che favorirebbero la demolizione delle strutture costruite in aree non sicure e la successiva ricostruzione delle suddette, garantendo così l’incolumità pubblica.
Se l’articolo per la Legge Finanziaria, realizzato dall’assessore De Cola e dal professore Carlo Gasparrini, venisse approvato dal Consiglio dei Ministri, Messina potrebbe essere il primo Comune a fruire di questi incentivi e diventare un esempio da seguire per tutta Italia, un modello di sicurezza e tutela dei cittadini in un panorama in cui l’abusivismo sembra regnare sovrano.
Foto di apertura di Daniele Passaro
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