La “Messenion” esce dalla porta e rientra dalla finestra, ma con un altro nome: il Consiglio Comunale ha infatti appena approvato la costituzione della fondazione di partecipazione “Messina per la Cultura”. La delibera è stata approvata con 14 voti favorevoli e 6 contrari. Il nuovo Ente, cogestito da Comune e Città Metropolitana si occuperà di promozione culturale. Di cosa si tratta e com’è andata la discussione a Palazzo Zanca.
Dopo la bocciatura da parte del precedente Consiglio Comunale della Fondazione Messenion, la Giunta Basile ripropone la creazione di una “fondazione di partecipazione” denominata “Messina per la cultura” che ha sostanzialmente le stesse caratteristiche della precedente. Portata in Aula inizialmente a dicembre 2022, la delibera, dotata oggi di 12 emendamenti, è rimasta ai nastri di partenza finora, e, dopo diversi rinvii – dovuti alle richieste dei consiglieri di chiarimenti da parte dei dirigenti –, è stata discussa e votata.
Cos’è la Fondazione “Messina per la Cultura”
Una fondazione di partecipazione è, in soldoni, una struttura che mischia alcuni tratti del pubblico e del privato, consentendo la collaborazione al fine dell’interesse pubblico. Nello specifico, “Messina per la Cultura” è struttura cogestita da Comune e Città Metropolitana, dotata di un fondo di dotazione di 200mila euro, corrisposto al 50% dai due enti. L’obiettivo è quello creare un «centro di ideazione e produzione di cultura» come si legge nella delibera al vaglio oggi in Consiglio Comunale, che «persegue finalità di promozione culturale, promuovendo, realizzando e partecipando ad iniziative ed eventi culturali, artistici e sociali di ambito e di rilevanza locale e/o nazionale ed internazionale, anche attivando forme di collaborazione con altri soggetti pubblici e privati».
Da statuto, la fondazione potrà poi usufruire di «conferimenti in denaro o beni mobili e immobili, o altre utilità impiegabili per il perseguimento degli scopi, effettuati dai Fondatori o dai Partecipanti». Potrà poi organizzare eventi di diverso tipo, attività manifestazioni, convegni e incontri, erogare premi e borse di studio.
“Messina per la Cultura”, il dibattito in Consiglio Comunale
A presentare la delibera, a dicembre 2022, era stato l’assessore alle Attività Produttive, Massimo Finocchiaro: «Questa fondazione è un mezzo – aveva spiegato –, uno strumento per dare l’opportunità a questa amministrazione e a quelle che verranno di esaltare il “brand Messina. Si tratta di una fondazione che si occuperà promuovere cultura, attività enogastronomiche, congressuali».
Oggi, a circa un mese di distanza, la delibera è tornata in Aula con 12 emendamenti, presentati per lo più dall’opposizione e per lo più bocciati dalla maggioranza. Tra questi, il primo chiedeva di eliminare il punto dello Statuto che consente alla Fondazione di assumere mutui o finanziamenti. A portarlo avanti, tra gli altri, il consigliere di Fratelli d’Italia, Dario Carbone: «Questa Fondazione – ha spiegato –, per com’è stata predisposta la delibera ha delle libertà che per una fondazione neonata credo che siano un po’ troppo esagerate. Tra queste, la possibilità di assumere finanziamenti e mutui. Anche perché non essendo specificata la data o l’importo massimo dei mutui ci lascia perplessi. Far assumere a una fondazione un mutuo che potrebbe essere anche ventennale o per milioni di euro ci lascia perplessi. Chiediamo di rimuovere la possibilità di assumere finanziamenti o mutui».
Approvati, invece, gli emendamenti presentati dal consigliere di maggioranza Pippo Trischitta, che prevedono l’esclusione di un compenso per i componenti della Fondazione; fatta eccezione per il sovrintendente, per cui è previsto un compenso massimo di 50mila euro. Quest’ultimo punto perché, ha detto Trischitta, «deve trattarsi di una figura di alto profilo».
Bocciato l’emendamento della consigliera del Pd, Antonella Russo, che chiedeva la gratuità degli incarichi per il consiglio di indirizzo, il comitato scientifico e i direttori artistici, con l’esclusione di un rimborso spese. «Questa fondazione – ha spiegato –, che spero non verrà istituita, ha più organismi di un’istituzione dell’Unione Europea. Nello Statuto si parla di direttori artistici, al plurale, ma quanti direttori artistici deve avere? Da Statuto è possibile nominare più direttori artistici anche per una singola manifestazione. Per un Comune ancora in pre-dissesto finanziario non mi sembra il caso. È un mare magnum di compensi. Se pensate che una fondazione possa permettersi di avere questa ampiezza di manica per poter dare dei compensi, fate quello che volete, io non potrò mai concedere il mio voto favorevole a una cosa del genere».
Critico anche il consigliere Cosimo Oteri, recentemente passato dalla maggioranza all’opposizione: «Negli ultimi periodi, in Aula, c’è stata una certa apertura – ha esordito. Ma oggi si è dato un segno opposto. Oltre alla bocciatura di tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione, si è ripresentata in Aula la fondazione Messenion, con un nuovo nome, e si è fatto uno smacco al Consiglio Comunale precedente. Non andava riproposta una volta bocciata. Che si dica alla città che si sta votando l’ennesimo carrozzone, l’ennesima partecipata per avere delle nomine. In città per la cultura c’è già l’Ente Teatro, non c’è la necessità di una Taoarte made in china».
Botta e risposta tra Milazzo e Oteri
Nel mezzo, un botta e risposta tra la consigliera di maggioranza Margherita Milazzo e il collega di opposizione Cosimo Oteri, dopo le sue ultime affermazioni. «Vorrei puntualizzare – ha affermato Milazzo – che quello che lei definisce “carrozzone” è una Fondazione inserita nel programma del sindaco, che lei ha sposato a pieno». Immediata la replica di Oteri: «Il programma politico che ho sposato – ha risposto – non prevedeva l’assessore Massimo Finocchiaro come assessore alle Attività Produttive, non prevedeva che io non potessi fare accorgimenti di fronte a una delibera presentata dalla Giunta. Tutto ciò ribalta la situazione, che non è di incoerenza. Queste accuse le rimando al mittente, e che non si strumentalizzi sempre l’appartenenza politica di provenienza. Le cose cambiano. E come disse De Luca stesso “solo i cretini non cambiano idea“».
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