Inizia l’avventura dei ragazzi del Verona Trento di Messina alla volta di Boston, per partecipare alla finale della competizione internazionale “Zero Robotics”.
Il team Wall-E 5.1 ha iniziato il viaggio, che durerà una settimana, proprio ieri mattina: partenza alle 4,15 con fermate a Catania, Roma e New York. Sono arrivati a Boston, dopo 2 voli e 2 viaggi in pullman, alle 14,45 (ore locali).
I 10 ragazzi sfideranno squadre provenienti da tutto il mondo in una gara di programmazione. Lo scopo sarà riuscire a progettare un robot capace di muoversi su un satellite di Saturno, per trivellare in terreno e prelevarne un campione da analizzare.
Le emozioni del team prima della partenza
Boston è di certo un traguardo importante per la squadra, che ha iniziato la sfida nel maggio 2017. Per questo alcuni ragazzi, prima della partenza, hanno voluto esprimerci le loro emozioni nell’affrontare un viaggio e una sfida così importanti.
Nadia Micalizzi, unica donna del team: «L’esperienza di quest’anno mi ha fatta avvicinare ancor più al mondo dello spazio. Il gioco di questa gara riguarda la scoperta di zone ad alta concentrazione di microorganismi, qualcosa di affascinante di per sè, divertente da programmare e che ci spinge ancor più a pensare come questi piccoli satelliti possano rappresentare un’importante risorsa».
Fabrizio La Rosa: «Ho partecipato per la seconda volta a questo progetto e penso che sia stato molto importante sia dal punto di vista formativo, dato che ho imparato molte cose nuove specialmente in ambito di programmazione, sia dal punto di vista sociale perché ho avuto la fortuna di poter lavorare con una squadra composta da persone che, oltre ad essere brave in ciò che fanno, sono con il tempo diventate ottime amicizie».
Nino Massarotti: «Secondo me questo progetto è una grossissima opportunità per mostrare i propri valori da programmatore e, soprattutto, da membro di una squadra. Avere successo in una cosa del genere è un emozione particolare, di difficile comprensione se non la si prova sulla propria pelle».
Giuseppe Bonanno: «Zero Robotics ha permesso di confrontarci con tutto il mondo e fare nuove amicizie. Grazie ad essa siamo riusciti ad arrivare in America, una metà che ho sempre sognato ma non pensavo mai di poter raggiungere».
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