Un episodio sgradevole che secondo i vertici Atm, conferma come il processo di crescita dell’azienda non sia comunque privo di impedimenti esterni. Il caso del pignoramento dell’incasso dei biglietti, pari a 38 euro, avvenuto nella giornata di mercoledì al capolinea sud della tranvia, fa masticare amaro il direttore generale, Giovanni Foti, e il commissario speciale, Domenico Manna, soprattutto se si pensa all’accordo raggiunto all’inizio del mese scorso con alcune sigle sindacali, in merito al riconoscimento delle somme non corrisposte ad alcuni dipendenti che avevano presentato ricorso, in merito all’applicazione illegittima della Legge Brunetta da parte dell’azienda, per quanto riguarda lo sblocco degli scatti a partire dall’agosto 2016.
Dalla parte dei dipendenti c’è una sentenza della Corte Costituzionale, così tra le parti è stato raggiunto un accordo con l’Atm che sta procedendo ai pagamenti: “L’Atm conferma quanto già comunicato in Commissione Consiliare del Comune di Messina che l’Azienda, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale riguardo all’illegittimità della “legge Brunetta” sul blocco degli scatti, a partire da agosto 2016 per i dipendenti che avevano presentato ricorso con sentenza notificata, ha proceduto a norma di legge ad avviare i pagamenti delle somme non corrisposte per gli anni dal 2011 al 2015. L’ATM inoltre, a tale proposito e come riportato dagli organi di stampa, ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto nel mese di dicembre 2016 un accordo per il pagamento di tutte le somme non corrisposte in 10 mensilità a partire dal mese di febbraio 2017 per tutti i dipendenti interessati. Peraltro il numero dei dipendenti che hanno avviato procedure legali per queste specifiche richieste risulta esiguo rispetto al numero totale degli aventi diritto che hanno invece preferito trovare un accordo con l’Azienda confermando spirito di collaborazione e fiducia nel nuovo corso intrapreso da Atm”.
Proprio alla luce di tutta questa situazione, per Foti e Manna risulta ancora più difficile comprendere il senso di questo “mini” pignoramento: “L’Azienda pertanto non comprende le motivazioni che hanno mosso l’Avvocato, che assiste alcuni dei dipendenti interessati, a pignorare la somma di euro 38 all’ufficio di vendita Zir quando sarebbe stato sufficiente recarsi presso gli uffici amministrativi dell’Azienda per verificare che ai suoi due assistiti, per cui si stava prodigando, erano già state versate nel mese di dicembre 2016 (si noti che la notifica in questione era di novembre 2016) la prima quota mensile di 700 euro come concordato l’Amministrazione Atm e come avverrà per le mensilità successive fino all’estinzione del debito”.
Infine, i vertici della società trasporti rispondono alla nota presentata dal consigliere Libero Gioveni, che ha chiesto spiegazioni su quanto accaduto ieri al capolinea dello Zir: “La riflessione su questo episodio e sulle pronte richieste di chiarimento di un Consigliere Comunale, per rimanere agli ultimi episodi, portano a considerare che il percorso di risanamento e rinnovamento che l’Atm ha da tempo intrapreso, nonostante un apprezzamento generale sui risultati conseguiti sul servizio e sull’organizzazione aziendale (non ultima la stabilizzazione di 78 dipendenti precari dal 1998), continuerà a trovare ostacoli Probabilmente i risultati conseguiti che sono sotto gli occhi di tutti e l’apprezzamento generale che ATM riscuote non solo a Messina, non piacciono a tutti”.
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