Abbiamo incontrato Martina Camano (che troverete sui social con il nome di Martina Karamazov, per via de “I Fratelli Karamazov”, ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij) poco prima della quarantena. Così camminando verso la Passeggiata a Mare ci ha raccontato che avrebbe voluto creare dei giocattoli imperfetti. Come sarà andata a finire?
Dai laboratori teatrali per bambini
Martina di anni 33, è nata a Marina di Caronia. «Il classico posto dove non succede niente, il tempo è lento. Come in pausa. C’è una striscia di case sul mare, ogni tanto passa il treno. Poi all’improvviso succede qualcosa.» Era d’estate e Roberto Bonaventura e Monia Alfieri stavano cercando un posto per fare delle prove, i soliti teatranti.
«È iniziato tutto a Caronia, lì c’è un teatro come questo (il piccolo anfiteatro della Passeggiata a Mare) un po’ più grande, un posto che nessuno si fila, abbandonato. Ero lì con degli amici e un giorno arrivano Monia e Roberto, insieme a Giuseppe Carullo e Claudia Mensiani per provare uno spettacolo. Eravamo pieni di stupore, stavamo appollaiati come dei passerrotti e abbiamo spiato tutte le loro prove. Poi è nata l’idea di fare uno spettacolo anche noi. Abbiamo lavorato su un testo – una versione giapponese di Romeo e Giulietta – che avevo trovato da mia nonna».
Ed è così che Martina che di anni ne aveva 17 e un futuro ancora da raggiungere parte per Pisa ma dopo non molto ritorna sull’Isola. «Ho iniziato occupandomi dei laboratori per bambini per la compagnia teatrale Il Castello di Sancio Panza.» Martina per 5 anni lavora con Roberto e Monia. «I bambini sono imprevedibili per cui devi essere sempre pronta. Se studi teatro all’università come è capitato a me, non c’è un corso di teatro, non c’è pratica. La formazione non è completa. Ma volevo mettermi in gioco.»
Alla Maestra Martina
Finiti gli anni dei laboratori teatrali, Martina sempre con Monia scopre “Il giardino di luce” (associazione messinese che si occupa di educazione parentale, seguendo il metodo di Rudolf Steiner.) «Sembrava l’armadio de “Le cronache di Narnia”. Dopo qualche settimana, cercavano nuove assistenti. Così ho incontrato la maestra Giusi Messina, che mi sembrava una fata.
Ho iniziato a leggere e a studiare l’antroposofia – su cui si basa la pedagogia di Steiner – e mi riconoscevo in quella cosa. Mi dicevo: questa è la mia lingua. Ho sempre fatto fatica a ritrovarmi in un concetto spirituale, in una religione mentre quando leggevo queste cose sentivo che parlavano liberamente. Sei tu che devi rimboccarti le maniche e costruirti. Quindi poi nel 2012 ho frequentato Oriago, la scuola che forma i maestri della scuola steineriana e sono diventata la Maestra Martina.»
Imparare delle cose mentre le stai facendo. È un’idea che la nostra didattica non ammette ma che invece permette al ragazzo di capire davvero i limiti e insegnare ai maestri che non si finisce mai di studiare. «Imparare delle cose mentre le stai facendo è illuminante. Per esempio, se devi fare le tabelline, le fai saltando gli scalini per arrivare a scuola. Se devi disegnare un triangolo, prima lo cammini. Sono stati giorni molto intensi. Prima mi arrendevo più facilmente, adesso ho imparato ad aspettare.» Una cosa – quella della contemplazione – che probabilmente Martina custodiva da tempo. «Vivendo in campagna ero abituata ai tempi morti. Noi abbiamo avuto il diritto alla noia. I bambini di oggi non hanno questo diritto.»
Come quando viaggi in treno e cambia il paesaggio
Martina a giugno del 2019 lascia il Giardino di Luce. «Eravamo i maestri di classe ma non avevamo maestri di materia, quindi era diventato faticoso. Sentivo che per me stava diventando pesante, mi sentivo un po’ sola e quindi ci abbiamo provato ma alla fine non si sono create le condizioni per proseguire».
Così Martina si è trasformata, di nuovo. Come quando viaggi in treno e cambia il paesaggio. E ha riscoperto la sua passione per il chiaroscuro. Da qui inizia dei laboratori – sempre ai bambini – da Doralice. «Mi sono chiesta cosa volessi fare, prima di lasciare la scuola tornavo a casa e dovevo studiare, perché non basta sapere le cose ma devi essere un artista dell’educazione. E mi sono chiesta: per me che sto facendo? Adesso sto lavorando tantissimo con la lana, sto disegnando, sto dipingendo e penso che mi sì, mi piacerebbe fare la maestra d’arte. Però al momento i laboratori rispondono alla mia esigenza.»
Fino a “I pikini – i giocattoli imperfetti” di Martina Camano
È stato un bene aver conservato la storia di Martina Camano, perché adesso i suoi giocattoli di lana sono pronti. I pikini erano il sogno di Martina quando l’abbiamo incontrata. «Voglio fare i giocattoli, tornare a fare con e per i bambini» ci aveva detto e adesso ecco qui.
«L’artista è una figura indispensabile per la modernità perché elabora quello che tu non hai il tempo di elaborare. Ti mette davanti delle cose, a cui non hai dato voce, e nome. Siamo tutti concentrati imparando le cose con la testa, ho rallentato il mio tempo. La scintilla è il mondo dei bambini vedono crescere i bambini e da lì bisogna ripartire».
La lana cardata adesso è diventata una sirena, un pesciolino. La lana è diventata un pikino, il giocattolo imperfetto di Martina Camano. «Sono giocattoli semplici, un po’ ingenui, costruiti con materiali naturali: lana, stoffa, legno. Sono giocattoli imperfetti: tutti diversi l’uno dall’altro, irripetibili. Fatti a mano, con lentezza».
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