Donne, femminilità, sensi di colpa e salvezza. Sono alcuni dei temi affrontati da Clizia Fornasier al MareFestival Salina, durante il quale ha presentato il suo romanzo di esordio “È il suono delle onde che resta” (edizioni Harper Collins Italia 2019) e ricevuto il Premio Troisi.
L’attrice ha spiegato il percorso che l’ha condotta alla scrittura di questo libro, una storia tutta al femminile che prende il via la notte di Natale, su un’isola remota. La protagonista è Caterina, una vecchia signora stravagante, un’artista, che ha scelto per sé un destino di solitudine. Mentre il resto del mondo festeggia davanti a una tavola imbandita, Caterina sta per andare a dormire, sola come sempre. I suoi occhi stanno per chiudersi, quando sente un rumore di vetri che si infrangono. In salotto giace una bambina, bagnata e svenuta. Adele, come Caterina chiama la piccola, travolge l’anziana e reticente artista con tutta la vita e i colori che porta con sé. Inizia così per entrambe un’avventura che le porta fino agli angoli più remoti della terra e che cambierà irrimediabilmente le loro esistenze e i loro cuori.
Nella nostra intervista, invece, parliamo con Clizia Fornasier della scelta di ambientare il romanzo su due isole, come Salina e la Sicilia, circondate dal mare che Clizia definisce come «liquido amniotico in cui le cose nascono e crescono. È quel luogo in cui pensiamo di poter buttare le cose che non ci interessano più, ma il mare restituisce tutto, riporta indietro ed anche con il passato succede così». “È il suono delle onde che resta” è un romanzo che parla di donne che si salvano a vicenda e a proposito della forza femminile, l’autrice conclude così: «Se lo vogliamo e lo decidiamo possiamo dare la vita, di conseguenza perché non possiamo ridarla anche a noi stesse?».
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