Un monologo teatrale, una canzone, un disegno sull’asfalto. Messina si trasforma in un palco a cielo aperto con piccole schegge d’arte che colpiscono il cittadino, attirandone lo sguardo, stimolandone la fantasia. È quello che succede quando l’arte si fa per strada, alla portata di tutti, in quegli spazi quotidiani che non viviamo mai davvero – o che ci sono preclusi – e che un gruppo di artisti e creativi ha deciso di rivitalizzare. Loro sono il Connettivo e questa è la loro storia.
Il Connettivo si pone due obiettivi: mettere al certo la figura dell’artista e donare qualcosa alla città, restituendole spazi da troppo tempo negati (e parecchio ingrigiti). È nato in circostanze travagliate, dal rifiuto di un gruppo di artisti di esibirsi gratis nell’ambito di un evento che si è svolto a Messina lo scorso settembre. Da quell’occasione è nata una riflessione sul ruolo dell’artista, sul valore del suo lavoro a livello sociale, culturale, economico e quotidiano. Ne abbiamo parlato con la fotografa e attrice Mariaconcetta Bombaci, col musicista Alessandro Capurro e con l’attivista e creativo Daniele Mircuda, tre dei sei referenti del connettivo, che ci hanno raccontato un po’ di cosa fanno esattamente, quali sono i loro obiettivi e cosa bolle in pentola per le prossime settimane.
Il ruolo dell’artista e il valore del suo lavoro
L’esperienza di settembre ha colpito molto i membri del ConnettivoMe, che a oggi sono una ventina e che hanno deciso di riunirsi in quello che potrebbe definirsi un network, una rete di artisti fatta di contatti e condivisione. «Da lì – ci ha raccontato Alessandro Capurro – abbiamo iniziato anche a riflettere sul ruolo dell’arte nella città, abbiamo iniziato a fare un ragionamento più complesso rispetto al singolo evento. Ne è nata appunto una riflessione che mette al centro la figura dell’artista. L’idea è che se vedi l’artista che crea bellezza per strada, cominci a capire che ha anche un valore economico».
L’impatto improvviso, inaspettato, dirompente con l’arte, con il creativo che interrompe la tua routine quotidiana con una canzone suonata proprio nell’angolo da cui passi sempre per andare a lavoro, su cui non ti soffermi mai perché hai troppa fretta, non può non colpirti. Può strapparti un sorriso, lasciarti un motivetto in testa, magari anche infastidirti, ma non può lasciarti indifferente. L’idea è che portando l’arte per strada, alla portata di tutti, senza filtri o pareti, questa riesca a smuovere qualcosa, e magari a generare curiosità verso l’arte stessa e verso la città. Un murale che si oppone al grigio dei palazzi, un monologo teatrale recitato davanti a quella chiesa – tanto bella ma che non visiti mai, perché non si può o perché non hai tempo –, su quel lungomare che ha una vista che non avevi mai notato, è bellezza che viene donata alla città, restituita alla città.
«Il problema – sottolinea Alessandro Capurro – è che a Messina siamo interdetti dagli spazi. Una città senza spazi in cui si possa avere condivisione è una città con dei problemi. Là dove c’è l’incontro, invece, nascono le idee, la condivisione. Quando vengono meno gli spazi, viene meno il senso di comunità. Quando dai uno spazio a un artista lo stai dando alla comunità. È uno spazio che viene restituito tramite l’arte alla città».
Di spazi nascosti, chiusi e interdetti, restituiti e rivitalizzati attraverso l’arte
Quella degli spazi è quindi per il Connettivo una questione fondamentale. Basti pensare al loro intervento più recente, presso il sottopassaggio di Grotte, che consentirebbe – il condizionale qui è d’obbligo, perché fino a poco tempo fa era invaso dalla spazzatura – il passaggio pedonale sotto la via Consolare Pompea. «A segnalarcelo – spiega Daniele Mircuda – è stato Gianluca de La stanza della nonna, è un luogo affascinante, oltre ad avere una sua utilità».
Qualche settimana fa, infatti, i ragazzi del Connettivo hanno (ri)scoperto la scalinata che scende dalla chiesa di Grotte e porta i pedoni dall’altro lato, evitando loro di dover attraversare la strada. In città come Roma, per fare un esempio, luoghi di questo tipo sono diventati librerie e negozi di souvenir. A Messina, qualche domenica fa, quel sottopassaggio è diventato una galleria d’arte. Ha ospitato una mostra temporanea.
«L’idea – ci ha spiegato Mariaconcetta Bombaci – era quella di ripulire il sottopassaggio dai rifiuti con un intervento di pulizia collettiva, ma alla fine abbiamo deciso di “passare per le vie istituzionali” e chiedere direttamente a MessinaServizi Bene Comune. Pochi giorni dopo lo spazio era libero dalla spazzatura e abbiamo potuto allestire la nostra mostra». In quella giornata, sottolineano, c’era un tempaccio, «fino all’ultimo momento siamo stati indecisi se rinviare o meno». Ma la pioggia non li ha fermati, la mostra si è tenuta lo stesso e ha avuto una certa risonanza anche sui social. «Una ragazza – ha raccontato Mariaconcetta – ci ha trovati tramite la geolocalizzazione di Instagram. Ha visto una nostra storia e ci ha raggiunti».
Le fotografie esposte sono state lasciate nella piccola galleria sotto Grotte, a disposizione di chiunque ne voglia prendere una.
Ma quindi, il Connettivo cosa fa (e cosa ha fatto) esattamente?
Il Connettivo porta l’arte tra la gente, rivitalizza gli spazi cittadini con l’obiettivo di rianimare la città. Piccole schegge d’arte hanno toccato largo San Giacomo, il lungomare del Ringo, la Scalinata San Gregorio e, appunto, uno dei sottopassaggi di Paradiso (sì, perché non è solo uno). Si mettono d’accordo e un giorno si incontrano in un luogo prestabilito per fare arte in strada, con una chitarra, dei colori, con la propria voce, sfruttando ognuno il proprio talento e mettendolo al servizio della città, trasmettendo il proprio messaggio e confrontandosi con gli altri. «Fare l’arte per strada è la cosa meno classista di questo mondo – ci ricorda Alessandro. Puoi uscire per strada, anche senza avere nulla, e godere di qualcosa di bello. Io credo che una performance, un sorriso, un quadro, una declamazione, possano cambiare la giornata di una persona. Se è fatto per strada è per tutti».
E creare bellezza, per il Connettivo, è anche un modo per rendere la città dello Stretto più appetibile e soprattutto più vivibile: «L’idea è anche quella di fare in modo che un giorno si possa venire a Messina anche solo per poter assistere a una performance di arte per strada, come avviene a Palermo e in tante altre parti del mondo» aggiunge Mariaconcetta. Un modo, insomma, per dire ai giovani che se ne vanno perché “a Messina non c’è niente”, che a piccoli passi qualcosa si può fare, che si può cambiare la città unendo le forze, mettendoci del proprio. «L’obiettivo è che le cose cambino, anche dal piccolo, perché i cambiamenti partono sempre dalle cose piccole».
«Alla città serve uno scossone generazionale – precisa Daniele. Ci sta ogni tanto uno scossone da questo punto di vista, in ogni ambiente. Mettere un po’ di moto, portare sul presente, invece di rimanere ancorati al passato. L’arte nei circuiti chiusi, nelle gallerie, arriva solo a chi è già interessato. L’arte per strada arriva a tutti».
Cosa c’è nel futuro del Connettivo (e di Messina)?
Nuovi interventi, magari nei mercati, dove c’è la gente. Tutta la gente, «dal borghese al proletario», dove c’è mescolanza e tradizione, quel melting pot che rende così affascinanti luoghi come la Vucciria o Ballarò. E poi i quartieri, i villaggi più periferici oltre alle piazze centrali. Con la speranza, sottolinea Daniele, di «vedere un giorno una performance di un artista, per strada, che non fa parte del Connettivo, ma che magari si è preso di coraggio anche grazie a noi». Ah, e naturalmente, nel futuro ci sono anche i ritorni, e c’è quel piccolo spazio che è il sottopassaggio di Grotte, che sperano di poter restituire alla città, rendendolo qualcosa di più.
(Foto di Mariaconcetta Bombaci e Alessia Iraci)
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