ho ucciso il cane nero

“Ho ucciso il cane nero”: la lotta di Roberto Gervaso contro la depressione

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ho ucciso il cane neroLo scrittore Roberto Gervaso  sarà a Messina. Venerdì 20 febbraio, alle 18.00, alla libreria Bonanzinga firmerà le copie del suo nuovo libro Ho ucciso il cane nero. Sarà la padrona di casa, Daniela Bonanzinga, che intervisterà l’autore.

Il giornalista Roberto Gervaso, nel suo ultimo lavoro racconta una vicenda personale: la sua lotta contro la depressione. Gervaso definisce questo male “cane nero” riprendendo una definizione che fu già di Wiston Churchill, e mostra al lettore il percorso che gli ha permesso di uscire da questo tunnel buio e riconquistare la gioia di vivere. Ho ucciso un cane nero è ambientato in un’Italia che riflette lo stato d’animo dell’autore. Lo stile è acuto e coinvolgente.

Sulla quarta di copertina leggiamo: “Quale maleficio s’insinua nella depressione? Chi decide che dobbiamo passare sotto le sue forche caudine, inermi e inerti, subendo e soffrendo? Perché la natura che ho sempre amato e onorato mi diventa ostile? Perché i libri, che sono la mia vita, perdono ogni interesse? Perché tengo alla larga gli amici e, quando mi sono vicini, è come se fossero assenti? Perché la mattina non mi alzerei mai? Perché invidio l’ultimo clochard che incontro per strada, alla stazione, sui gradini di una chiesa? Il ‘cane nero’, il ‘male oscuro’, è un’ossessione senza fine, che non ti dà tregua, non si placa mai. Una lancia che ti si conficca nel costato, un coltello che ti scalca il cuore. Chi non conosce questo morso feroce ti esorta a farti coraggio. Ma come ti può comprendere chi non è mai entrato in questo antro infernale? Esasperato e disperato, t’illudi di trovare uno sfogo nel pianto. Versi, singhiozzando, tutte le lacrime che hai nel cuore, e vorresti morire. T’imbottisci di psicofarmaci, che ci vogliono, ma ben dosati: mai abusarne. L’effetto si fa sospirare e una mattina ti svegli con un’ansia che sfiora l’angoscia, ma che non è angoscia. Piano piano, impercettibilmente, le ante della tua finestra si dischiudono, ma non puoi ancora affacciarti. Solo uno spiraglio, che vagamente fa filtrare un pallido raggio di luce. È l’inizio della rinascita. Ma non illudetevi: ci vuole pazienza.”

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