Classe 1984, una laurea al DAMS di Palermo con una tesi sul Festival cinematografico di Taormina, un primo spettacolo organizzato a 15 anni e la fondazione, 20 anni fa, della DAF – Teatro dell’Esatta Fantasia; lui è Giuseppe Ministeri, attuale Presidente del Conservatorio Corelli di Messina e componente del Consiglio d’Amministrazione del Teatro Vittorio Emanuele, dell’Università e della Filarmonica Laudamo.
Da queste poche righe, vi sembrerà già chiaro che Giuseppe Ministeri è la persona giusta per parlare di cultura, ma anche di risorse economiche e creative, di progettualità e di futuro. Da sempre, infatti, è stato dietro le quinte di questo comparto di Messina; ne ha visto e vissuto i cambiamenti. «Il primo spettacolo che abbiamo organizzato – racconta Ministeri – è stato “Fandango” di Angelo Campolo al Teatro Savio di Messina, nel 1999, andavamo ancora a scuola. Poi tutto è diventato molto più professionale».
Messina attraverso gli occhi di Giuseppe Ministeri
Il 2002 è una data importante per Giuseppe Ministeri, perché fonda la DAF-Teatro dell’Esatta Fantasia con la direzione artistica di Angelo Campolo. Si tratta di una delle realtà più longeve di Messina in ambito teatrale, che negli anni si occupata di formazione e produzione teatrale. Ma, in questi anni, come è cambiato il mondo della cultura a Messina?
«Rispetto a 20 anni fa il mondo della cultura è cambiato tantissimo e più volte – ci dice Giuseppe –, nel 2002 il Teatro come Ente Regionale Autonomo era nato da poco, già con delle cose che non andavano bene. Come dico sempre io: è nato male, è cresciuto peggio. Però era un teatro giovane, aveva un personale con 20 anni di meno, aveva delle risorse. Il Teatro prendeva 12-13 miliardi all’inizi degli anni 2000, prima dell’arrivo dell’euro. Adesso ne prende 4 milioni, una batosta. Vent’anni fa, quindi, avevi la struttura principale di produzione culturale cittadina giovane e con i soldi, che faceva tantissima produzione di prosa, di musica; c’erano le stagioni con 4 titoli di opera lirica, facevi gli spettacoli di danza.
I cambiamenti non sono determinati solo da un fattore economico però. Oggi c’è un abbassamento del livello di creatività, ma non è solo una questione messinese. Oggi hai meno persone che scrivono cose interessanti, hai il mondo della tv che ha dato un impatto fortissimo e distruttivo sugli spettacoli dal vivo. Diciamo che sono peggiorate le condizioni per avere una continuità professionale in questa città».
La Sala Laudamo
E a proposito di continuità, una delle polemiche nate di recente riguarda la riapertura della Sala Laudamo, all’interno della quale sono stati fatti diversi interventi di ristrutturazione, tra questi anche la riduzione del palco. «Si torna – aveva detto il Presidente del Teatro Vittorio Emanuele, Orazio Miloro – alla destinazione musicale per la quale la Sala Laudamo era nata all’origine». Dalla conferenza stampa, quindi, era emerso che la prosa non sarebbe più stata messa in scena, creando diversi dibattiti dentro e fuori i social.
«La polemica che è nata sulla presunta negazione della Sala Laudamo alla prosa – continua Giuseppe Ministeri – è una cosa assolutamente strampalata e inventata: tutti gli organi amministrativi del Teatro Vittorio Emanuele non hanno mai deciso questa cosa, è falso. Non solo non l’hanno mai deciso, ma non possono, possiamo, farlo».
Ma allora perché durante la conferenza stampa il direttore artistico della Musica, Matteo Pappalardo e il presidente del Vittorio Emanuele, Orazio Miloro hanno detto che sarebbe stata destinata solo alla musica? «Quello che hanno detto loro va chiesto a Pappalardo e Miloro. Io non sono molto in linea con loro. Io ho detto che abbiamo deciso di riaprire la Sala Laudamo con i lavori di restauro, recuperando la vocazione musicale della Sala Laudamo, ma togliere le quinte alla Sala Laudamo non equivale a non fare più prosa. Se la gente avesse la bontà di viaggiare si renderebbe conto che la prosa oggi si fa senza quinte.
Quella non è casa nostra, noi siamo amministratori protempore. La Sala Laudamo è mia quanto degli altri cittadini, solo che noi la stiamo amministrando, ma un giorno potrà esserci qualcun altro. Quando abbiamo deciso di riaprire con una stagione prettamente musicale, lo abbiamo fatto perché questo settore a Messina è un po’ più strutturato. Il panorama teatrale è un po’ più frastagliato». Quindi state lavorando a una stagione che includerà anche spettacoli di prosa? «Sono mesi che sollecito i bandi per i nuovi direttori artistici, che sono in scadenza. Adesso non si parla di produzione artistica, finché non faranno il nuovo bando».
Il Conservatorio Corelli
Come abbiamo già detto, Giuseppe Ministeri è anche il Presidente del Conservatorio “Angelo Corelli” di Messina, ruolo che ricopre da 6 anni. Tra i progetti portati avanti c’è anche quello dedicato alla realizzazione del Parco della Musica.
«Il Parco della Musica – ci racconta – è uno dei miei pallini». Ma di cosa si tratta? «Il progetto prevede la sistemazione esterna del Conservatorio e costeranno 1 milione e 780mila euro. Noi abbiamo fatto, attraverso la Città Metropolitana di Messina, proprietaria dell’immobile del Conservatorio, un finanziamento in gran parte destinato allo sbaraccamento e alla qualità dell’abitare, e dissi subito all’ex sindaco Cateno De Luca di voler sistemare le aree esterne, per far diventare il Conservatorio un punto di riferimento culturale per l’area sud di Messina.
Adesso stiamo aspettando lo scorrimento della graduatoria, affinché la Città Metropolitana possa fare il bando per assegnare gli appalti. Sono molto contento, perché è il finanziamento più importante che sia mai stato destinato per il Conservatorio Corelli». Il Parco della Musica prevede la realizzazione di un’arena esterna grande, un anfiteatro più piccolo e la sistemazione della parte ricreativa con piante, prato e tavolini.
I progetti culturali secondo Giuseppe Ministeri
Giuseppe Ministeri ha le idee molto chiare, per poter fare progettazione culturale servono le risorse economiche e creative. Per completare il quadro, però, è necessario parlare anche di spazi. A maggio, infatti, il Comune ha pubblicato un bando per la concessione del Giardino Corallo e, di recente, uno rivolto alle aree archeologiche di Messina.
«Quando parliamo di spazi, anche qui sono persona informata sui fatti. Quando parliamo di spazi lo dobbiamo fare in maniera seria. Dobbiamo capire la proprietà. Sul Giardino Corallo, – dice Giuseppe Ministeri – che potrebbe essere il luogo naturale per gli appuntamenti estivi in centro città, il Comune sbaglia. E, infatti, andrà deserto anche questa volta. Il Comune deve essere serio quando fa i bandi e quando vuole assegnare i propri spazi; hanno fatto un bando per uno spazio che è distrutto. Io operatore non prenderò mai un posto dove per entrare devo spendere non so quanti soldi per pulirlo. Tu Comune ricava dei soldi e intanto pulisci o mandi Messinaservizi, fai le pratiche sulla sicurezza, lo rendi appetibile e poi fai il bando».
Cultura come territorio dell’agire politico, questo è il mantra di Giuseppe Ministeri. «La politica, i centri decisionali, devono spostare le risorse dalla ristrutturazione dei luoghi alle attività. Non abbiamo prima un problema di finanziamento alle attività e poi abbiamo un problema di spazi, che ci sono e sono interessanti ma non hanno i soldi per fare qualcosa. Cosa farei io se potessi decidere per la Sala Laudamo, metterei delle risorse per progetti qualificati». La cosa che ti piacerebbe realizzare qui a Messina? «A me manca tantissimo la grande danza».
Il caffè è finito, sogniamo Steve Paxton volteggiare sul palco del Teatro Vittorio Emanuele, chissà magari succede davvero.
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