Si tratta dell’abbazia normanna più antica di Sicilia, costruita nel 1091 dal Gran Conte Ruggero il Normanno. A maggio era stato annunciato che la chiesa di Mili sarebbe stata restaurata coi fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un importante finanziamento reperito grazie al coordinamento con il Dipartimento libertà civili ed il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno (proprietari della chiesa).
Adesso però il Coordinamento associativo per la tutela della chiesa normanna di Mili chiede l’intervento di Nello Musumeci e dell’assessore Alberto Samonà e in particolare che l’intero sito venga inserito nell’elenco dei beni immobili e gestione patrimonio della Regione Siciliana, anche sulla scia delle recenti acquisizioni della casa natale di Salvatore Quasimodo, il castello di Brolo e il palazzo Branciforte a Scordia.
Un patrimonio che rischia di venire abbandonato
Il sito è composto dalla chiesa e da un monastero, suddiviso in più corpi che circondano l’abbazia e l’abside. Il monastero è in mano privata dal 1866, da quando vennero promulgate le leggi di liquidazione dell’asse ecclesiastico. Da quel momento, numerosissimi soggetti privati sono diventati proprietari. In alcune stanze la proprietà è addirittura ripartita tra più proprietari. Negli anni Novanta, inoltre, ci un tentativo di acquisto da parte della Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali, ma non andò a buon fine.
«Per valorizzare tutto il sito – dichiara ai microfoni di Normanno.com Eugenio Enea, portavoce del Coordinamento per la tutela della chiesa normanna di Mili – è necessario che il monastero, la parte più mal messa, venga restaurato. C’è una situazione di abbandono di bene culturale. Da qui parte la nostra richiesta alla Regione, considerando gli ultimi acquisti per la tutela del patrimonio».
Il Coordinamento associativo per la tutela della chiesa normanna di Mili nasce nel febbraio 2020 sull’azione di tre associazioni che da anni portano avanti la battaglia della chiesa normanna. Oggi è composto da più di 30 associazioni locali coordinate tra di loro per raggiungere un obiettivo comune.
«La chiesa normanna di Mili è della città – continua Enea. Questo è importante ribadirlo, perché si contrappone all’autoreferenzialità e agli egoismi dell’associazionismo nostrano. Noi abbiamo il compito di segnalare all’opinione pubblica e alle istituzioni che c’è un bene chiuso da anni che rischia di essere perso».
Le soluzioni per salvare la chiesa di Mili
Le associazioni hanno indicato la Regione quale ente per provvedere al completamento dei progetti di restauro che negli anni sono stati elaborati per salvare la chiesa di Mili. Quella presentata a Palermo è dunque una richiesta di ripristino della fruizione del bene nella sua totalità.
«Ci sono alcuni privati che abbiamo sentito in questi anni – continua il portavoce del Coordinamento – che sono interessati a cedere la propria parte, perché è un impegno gravoso possedere un’area così vasta. Deve esserci un accordo tra privati e pubblico per dare tutto il corpo a un ente pubblico che possa progettare. Per noi dovrebbe essere la Regione Siciliana, anche in forza di alcuni finanziamenti di cui può approfittare. Sarebbe un importantissimo segno di attenzione verso un monumento, quello di Mili, che è la più antica testimonianza ecclesiastica normanna in Sicilia e come tale è un sito di importanza capitale per la storia e l’identità siciliana».
Le sensazioni del Coordinamento per la tutela della chiesa di Mili riguardo a un coinvolgimento della Regione sono positive. «Noi speriamo di ottenere quello che abbiamo chiesto alla Regione – spiega Eugenio Enea. Pensiamo che attraverso la progettazione si possa arrivare alla possibilità di fruizione dell’intero sito per evitare di lasciare da sola la Chiesa e fare in modo che sia fruibile insieme al corpo monastico. Ci attendiamo una risposta, ma ovviamente in questa prima fase non sappiamo quale sarà la valutazione della Regione».
Il futuro della chiesa normanna di Mili
Chiunque si farà carico dei lavori di restauro salverà l’abbazia di Mili. I fondi del PNRR sono senz’altro un notevole passo in avanti rispetto al passato, ma potrebbero non bastare. Le idee certamente non mancano, come dimostra il costante impegno del Coordinamento associativo. Riuscirà allora la Regione a rilevare l’intero sito e scongiurare il paventato abbandono culturale?
Intanto, le associazioni continuano a pianificare nuovi eventi per tenere vivo l’interesse per la chiesa normanna di Mili. «In primavera organizzeremo delle iniziative a Mili – spiega Enea. Solitamente ogni anno, a fine maggio, facciamo il Cultural Day a Mili San Pietro grazie a tutte le altre associazioni, ma nel 2020 il lockdown ci ha bloccati».
Il Coordinamento ripone tutta la sua fiducia nell’eventuale partecipazione della Regione, ma con un monito: «Se non dovessimo ricevere risposta, organizzeremo un sit-in».
Foto reperite dalla pagina Facebook Coordinamento associativo per la tutela della chiesa normanna di Mili
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