A raccontare con dovizia di particolari la storia del vecchio tram di Messina, dalla prima linea a vapore nata nel 1890 alla linea elettrica nata nel 1917 e poi dismessa nel 1951, è l’ingegnere Andrea Bonaccorso, autore di un importante testo sui trasporti nella città dello Stretto (“Messina e i vecchi tram. Storia dei trasporti pubblici dall’Ottocento al dopoguerra”), cui l’esperto di storia Franz Riccobono ha voluto lasciare la parola.
Il tram prima e dopo il terremoto di Messina del 1908
«Abbiamo una storia pre-terremoto – spiega Bonaccorso – e una post-terremoto che consiste in due reti diverse. Prima del terremoto abbiamo una rete a trazione a vapore che aveva una funzione extraurbana e collegava Messina alla zona Ionica e a quella Tirrenica. Il primo tronco, quello che collegava il centro città a Torre Faro è stato inaugurato nel 1890. Nel giro di tre anni, gradualmente, la rete è stata completata. Da una parte si estendeva fino a Giampilieri mentre dall’altra fino a Barcellona. Attraversava tutta la città percorrendo via Cardines, via Maddalena, piazza Cairoli e via Vittorio Emanuele».
A segnare un punto di svolta è il terremoto del 1908 le cui conseguenze furono devastanti sia per la città di Messina che per la provincia. All’indomani del sisma una buona parte della popolazione viveva nei baraccamenti creati ai lati estremi della città, quello delle Moselle e quello di Giostra. Per collegare queste due aree si decise di creare un’ossatura di trasporto pubblico che si è via via ampliata man mano che Messina risorgeva dalle proprie ceneri ridando vita al commercio e alle attività mondane. Per favorire gli spostamenti verso il centro, racconta l’ingegnere Bonaccorso, nel 1911 è stata rimessa in funzione la linea a vapore e, successivamente, a partire dal 1917, si è pensato al tram a trazione elettrica.
«Nel 1911 – chiarisce Bonaccorso – era stato riattivato provvisoriamente il servizio a vapore. Dal 1911 al 1917 avevamo un servizio a trazione a vapore ma soltanto sul tratto extraurbano; mentre il primo tram a trazione elettrica è stato inaugurato l’1 luglio del 1917».
Il servizio, aggiunge «si svolgeva lungo le seguenti linee: la tratta extraurbana Giampilieri-piazza Cairoli-Faro, tutto a trazione elettrica; la linea urbana Provinciale-Stazione Marittima, il cui capolinea allora veniva denominato Ferryboat; e la linea Provinciale-Ritiro, quella più frequentata, per ovvi motivi, perché il baraccamento più grande della città in quegli anni era quello di Giostra, di conseguenza era la linea più importante. Ma nel frattempo rimaneva in funzione anche il tram a trazione vapore che fino al 1928 ha continuato a collegare Messina a Barcellona».
In una Messina ancora ingombra di macerie la rete tranviaria è rinata e si è consolidata seguendo i bisogni dell’utenza. I primi percorsi furono percorsi provvisori che mutarono in seguito alle trasformazioni della città: «Gli anni d’oro del tram a Messina sono stati quelli tra il 1931 e il 1937 quando il servizio tranviario urbano ha raggiunto la massima espansione, le linee erano molteplici e servivano tutti i punti della città. Le motrici in servizio erano tantissime (29) se facciamo un paragone con l’attuale tram. In particolare, la massima espansione della rete si ha nel 1931 con l’inaugurazione della linea che da piazza Cairoli portava all’Orto Botanico percorrendo la via Tommaso Cannizzaro e servendo il Tribunale e l’Università. Questo periodo è coinciso, però, con l’abbandono delle lunghe tratte extraurbane».
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
(15711)