«Attraverso le caratteristiche – spiega Franz Riccobono – che animavano la vita e l’uso di questi lidi e impianti di balneazione di Messina nell’arco di appena un secolo si possono cogliere mutazioni radicali del costume».
«Negli impianti del Ringo di inizio ‘900 – prosegue – vi erano due sezioni distinte e separate da una cortina di legno: zona uomini e zona donne e bambini. Addirittura, nella zona donne le fruitrici, dopo aver indossato il cospicuo costume che andava dalla caviglia al collo, con svolazzi vari e cuffia, si calavano in mare attraverso una botola che direttamente dall’interno della cabina consentiva l’immersione. Appena 80 anni dopo anche le fanciulle messinesi esibivano la parte superiore del dorso ai raggi del sole con grande disinvoltura, così come prima era avvenuto nelle spiagge del Nord Europa. Quindi, una radicale mutazione di usi e costumi, poi stemperata negli anni a noi più prossimi».
«Oggi – racconta –, ahimè, quel mondo è scomparso, non esistono se non lungo la riviera impianti di balneazione vera e propria, in quanto quelli a noi contemporanei risultano più come luoghi di incontro frequentati in qualche caso più di notte che di giorno, quindi non solo bagni ma una sorta di dancing sulle spiagge dello Stretto. Lo stabilimento balneare inteso come propriamente tale è un ricordo di altre generazioni, un’abitudine un tempo radicata che vedeva il coinvolgimento di intere famiglie così come, altrove, ancora oggi avviene. Nei lidi cittadini, salvo luoghi deputati come Capo Peloro dalla struggente bellezza paesaggistica ed ambientale, non esiste nulla che possa paragonarsi agli antichi lidi tanto cari ai messinesi di un secolo fa».
«I nostri concittadini – conclude – a partire dagli anni ’70 si spostano lungo la riviera tirrenica, Casa Bianca, Tono e soprattutto Acqualadroni e Santo Saba, anticipando gli insediamenti più cospicui di Villafranca, Rometta Marea, a proseguire fino a Spadafora. Luoghi che in maniera drastica hanno trasformato le abitudini dei messinesi per quanto riguarda la fruizione delle nostre bellissime spiagge sia a Nord che al Centro ed a Sud dell’insediamento urbano. La possibilità di spostamento autonomo con la propria auto o il trasferimento in seconda casa in villaggi rivieraschi ha stravolto l’uso di spazi urbani prossimi al centro storico che in altri tempi costituirono il luogo di ritrovo e di animazione delle estati peloritane».
(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)
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