Bello, artigianale e fatto in Sicilia: le ceramiche di Nicola Mirenda

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Continua il nostro viaggio alla scoperta del bello, artigianale e fatto in Sicilia. Dopo essere stati accolti nella putia di Lucia Vento, infatti, ci spostiamo a Santo Stefano di Camastra nel laboratorio di Nicola Mirenda.

Artigiano e scultore ceramista che ha stravolto le tradizionali Teste di Moro. «Abbiamo pensato di cercare dei soggetti nuovi, per dare un identità alla nostra produzione ma la vera particolarità che ci contraddistingue è l’uso del forno a legna».

Con la sua “Ceramitica” è in mostra da Alessandro Borghese a Milano all’interno della rassegna “La ricetta dell’Universalismo”, dal 7 al 9 agosto – invece – Nicola Mirenda insegnerà agli appassionati cosa significa trasformare la ceramica in un’opera d’arte. Il momento magico? La foggiatura a tornio. La nostra intervista.

La ceramica per imparare un mestiere

Nicola Mirenda inizia da piccolissimo a frequentare i laboratori di ceramica del territorio ma è stato solo un caso. O forse un segno del destino. «È stato un puro caso – racconta Nicola – io non sono figlio di ceramista, mio padre era un operaio edile. In quel periodo, negli anni ’80 tutti gli adolescenti dovevano imparare un mestiere e così nel periodo estivo andavo nelle botteghe.

Ricordo perfettamente le prime 3 botteghe che frequentai, il primo anno ero ancora piccolo, infatti nemmeno mezza mattinata e scappai a casa, così il proprietario della bottega Biagio Zammataro, disse a mio padre che ero ancora troppo piccolo per stare in bottega, fu il mio primo e ultimo giorno di quell’anno.

Il secondo anno frequentai il laboratorio di Filippo Cespa e per pagamento a fine stagione ricevetti un vaso che tengo ancora custodito. L’ultimo anno frequentai la prestigiosa bottega del ceramista Edoardo Fratantoni, con cui rimasi per altre due estati prima di girare quasi tutte le botteghe di Santo Stefano di Camastra».

Il luogo della ceramica

Santo Stefano di Camastra è certamente uno dei punti di riferimento in Sicilia (e non solo) quando si parla di ceramica ed è proprio qui che Nicola Mirenda cresce, si forma e decide di rimanere.

«Vivere in una piccola cittadina ha i suoi pro e i suoi contro. Ogni volta che incontri qualcuno ti scontri con un sorriso. Se la sera, invece, cerchi il tuo film preferito al cinema, non lo trovi. Tuttavia, dopo aver visitato diverse realtà ho deciso che Santo Stefano era il luogo dove crescere i miei figli.»

L’artigiano ceramista – Nicola Mirenda

Nicola dedica tutta la sua vita alla ceramica, con grande passione e dedizione a tal punto che non riesce più a distinguere la sua vita professionale da quella privata.

«Negli ultimi dieci anni, non riesco a capire quando sono libero o sto lavorando, sono talmente preso, non dal lavoro,  ma dalla passione che ho per la ceramica, che vorrei trasmettere questa forte passione ai miei figli e a tutte le persone che incontro».

Dietro ogni opera, c’è una storia e grande ricerca. «Per ogni prodotto che trattiamo c’è uno studio, per tradurre il personaggio quasi sempre nato dalla fantasia di scrittori Siciliani in un modellato plastico».

A Nicola Mirenda piace fare le cose a modo suo e dare una sua identità alle ceramiche che realizza, non a caso ha stravolto le famose Teste di Moro per raccontare i miti siciliani. Così nasce il progetto “Ceramitica”.

«Già producevamo le Teste di Moro, ispirandoci ai modelli originali di Caltagirone. La nostra produzione veniva scambiata per quella Calatina, così abbiamo pensato di cercare dei soggetti nuovi, per dare un identità alla nostra produzione ma la vera particolarità che ci contraddistingue è l’uso del forno a legna.»

I segreti della ceramica

Ed è proprio all’interno del suo laboratorio a Santo Stefano di Camastra che Nicola Mirenda svelerà i segreti del mestiere. Dal 7 al 9 agosto, infatti, arrivano i primi laboratori dedicati a tutti (anche ai meno esperti).

«La performance sarà quella di sempre, la breve presentazione con cenno storico, poi si mettono subito le mani in pasta e si iniziano le varie tecniche di lavorazione, dalla foggiatura a colombino a quella a stampo, raccontando il ciclo della fasi di produzione per arrivare al prodotto finito.

Poi smalteremo insieme degli oggetti, passeremo alla decorazione. L’ultimo passaggio è quello della foggiatura al tornio, il momento magico della giornata».

 

(1978)

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