A tu per tu con Luciano Troja, il direttore artistico della Filarmonica Laudamo Messina

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Abbiamo iniziato ad ascoltare Bill Evans – per fare un nome fra tutti – quando abbiamo conosciuto Luciano Troja, da otto stagioni il direttore artistico della Filarmonica Laudamo Messina, che quest’anno taglia il traguardo di 100 anni di musica. Domenica 18 ottobre il concerto inaugurale con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta da Claude Villaret e Bertrand Chamayou al pianoforte.

Più di 100 sono quindi le note suonate e più di 100 sono i concerti che hanno abitato i luoghi dediti alla musica a Messina. Ma noi – cronisti affamati di storie – ci siamo chiesti: come si diventa direttore artistico della più longeva stagione concertistica della Sicilia? L’intervista a Luciano Troja.

La musica è

Ok. Immaginatevi le atmosfere new yorkesi, ha appena smesso di piovere e state ascoltando un pianoforte chilometrico, gli accordi sono semplici e complessi allo stesso tempo, le note respirano e tutto sembra andare per il verso giusto. Più o meno suona così la nostra chiacchierata con Luciano Troja – avvocato, pianista e direttore artistico della Filarmonica Laudamo da 8 stagioni.

«Fare giurisprudenza – racconta Luciano – era una cosa “normale” considerando che mio padre era un avvocato (un noto penalista) ma non sono stato costretto, era così e sono contento. Da che ho memoria ho sempre suonato. Ho iniziato da piccolo, con la batteria. I miei genitori avevano dei bellissimi dischi a casa e anche mia sorella aveva un bellissimo gusto musicale.

Dischi di tutti i generi; dalla musica classica al jazz, alla leggera di grande qualità. Erano gli anni in cui (tra gli anni ’60 e ’70) le orchestre erano molto diffuse e quei suoni sinfonici – anche legati alla musica leggera- mi avevano colpito. Ricordo tale Bert Kaempfert, per esempio. C’era una certa connessione tra la musica leggera americana e italiana, anche nel jazz».

All’età di 7 anni, Luciano riceve in regalo una tastiera. «Da piccolo scrivevo moltissimi racconti. Ne feci leggere uno a mio padre, che rimase così contento da chiedermi cosa volevo in regalo e gli dissi: una tastiera». Una tastiera Antonelli Monofonica, per sperimentare dopo la parte ritmica anche la parte melodica e armonica della musica. Da quel giorno Luciano Troja non ha mai smesso di suonare.

Le sette note di Luciano Troja

Dopo due anni, Luciano prende un organo a due tastiere e dopo arriva il pianoforte. La vera folgorazione arriva però con Bill Evans. «Avevo 16 anni e stavo andando a Londra con un amico e mentre andavo in aeroporto all’angolo del Boccetta c’era la locandina del concerto di Bill Evans a Reggio Calabria e io non sapevo chi fosse Bill Evans e ho detto ok, c’è un concerto jazz a Reggio. Arrivati a Londra ci informiamo sulle cose da fare e c’era proprio un concerto di Bill Evans, al Ronnie Scott’s e ovviamente ci siamo andati».

Le cose, quindi, che accadono nelle grandi città – come Londra – accadono anche in quelle piccole – come Reggio Calabria o Messina. «Non voglio parlare di destino, però c’è una sorta di connessione. Sono di formazione autodidattica, mi sono specializzato personalmente con i musicisti che mi piacevano, poi non tantissimo tempo fa mi sono laureato in jazz, qui a Messina.

Precedentemente però ho avuto un percorso di formazione molto lungo con Salvatore Bonafede, compositore e pianista palermitano. Uno dei primissimi italiani a laurearsi alla Berklee College of Music».

L’incontro con Bonafede è fondamentale nel percorso musicale di Luciano Troja. «Era più o meno il ’95 e Salvatore Bonafede era appena tornato da New York, l’idea era di approfondire determinati temi e così iniziò a seguire un gruppo di persone e siamo un po’ cresciuti».

La Filarmonica Laudamo Messina

Succede quindi che i Seven (il gruppo di Luciano condotto da Bonafede) propongono un progetto proprio alla Filarmonica Laudamo di Messina. «La Filarmonica è sempre stata un punto di riferimento. Per i musicisti di Messina, suonare per la Filarmonica era un punto importante.

Dopo che la Filarmonica accolse la nostra proposta, con Manlio Nicosia (presidente della Filarmonica Laudamo, scomparso nel 2018) – appassionato, collezionista, conoscitore, intenditore e cultore della musica in generale e anche del jazz – la conoscenza diventò più affettuosa e continua e quindi diventai consigliere del direttivo della Filarmonica. E ad un certo punto propose a me ed Enrico Vita di assumere la direzione artistica, dopo Alba Crea».

Il primo concerto della prima stagione diretta da Luciano è il Quartetto di Venezia. «Ma il terzo o il quarto concerto fu traumatico. Perché i musicisti poco prima mi chiamarono per dire che erano rimasti bloccati in Olanda. Il piano b poteva essere solo un concerto di jazz. Dovevo andare sul campo. Ho chiamato il caro amico e collega Giancarlo Mazzù, con cui collaboriamo da 18 anni, e siamo saliti sul palco. È andata molto bene, ma fu dura perché il pubblico ancora non mi conosceva come direttore artistico».

100 anni di musica

I linguaggi della musica aderiscono alle epoche che viviamo ma ci sono dei punti fermi. «Credo che la musica sia cambiata in determinati settori. Come la sezione AccordiACorde (nome scelto proprio da Vita – nata sotto la nuova direzione artistica) e poi è chiaro la costruzione della Filarmonica Laudamo Creative Orchestra è un bel valore che si aggiunge.

La tradizione legata alla musica classica rimane. Negli anni ho cercato di mettere in gioco la parte intuitiva, aggiustando il tiro di volta in volta. Del resto, una stagione concertistica non si costruisce pensando solo a quello che piace a me, ma comprendendo tutti i gusti. La cosa che mi interessa di più è la scena musicale del territorio».

Filarmonica Laudamo Creative Orchestra

Infatti, da tre anni a questa parte a Messina esiste la Filarmonica Laudamo Creative Orchestra. Ensemble nata per volontà di Luciano Troja. «Ovviamente all’interno della Filarmonica si muovono moltissimi artisti del territorio, come i musicisti del Conservatorio Corelli. Ma sicuramente la Filarmonica Laudamo Creative Orchestra è unica nel suo genere.

Questa orchestra creativa, composta dai 30 ai 35 elementi dell’area dello Stretto, è stata diretta – con repertori originali – dai musicisti più rappresentativi della musica creativa, con una grandissima preparazione classica. Per citarne solo alcuni: Dave Burrell, Karl Berger (che tornerà quest’anno) e l’Instant Composers Pool. La cosa interessante è coinvolgere tutte le aree musicali attraverso un linguaggio comune».

Forse quel concerto a Londra non era una semplice coincidenza. O almeno ci piace pensarla così.

 

 

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