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Vietato panificare la domenica e nei festivi: le associazioni protestano

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La Confartigianato, CNA, Claai e Casa Artiginiani si sono uniti per lanciare una protesta contro quel bizzarro divieto imposto ai panifici di sfornare pane la domenica e nei giorni festivi.

«Il riposo nelle giornate domenicali e festive è sacrosanto – spiegano – ma, così come  il testo normativo è stato articolato, il divieto imposto ai panificatori finirà di fatto per  favorire la grande distribuzione organizzata e l’abusivismo».

«È un decreto, la cui efficacia va immediatamente sospesa – spiegano le associazioni di categoria – perché nel suo complesso è dannoso per la categoria, oltre a presentare profili di illegittimità in quanto in contrasto con la direttiva di Bolkestein, recepita nell’ordinamento italiano, con l’obiettivo di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i paesi».

In queste ore le organizzazione avvieranno una richiesta formale all’Assessore regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano, per chiedere un incontro urgente e proporre una nuova soluzione.

« Il decreto, non richiamando la classificazione del pane prevista dalla legge Bersani, è destinato a creare una condizione di svantaggio, se non proprio di concorrenza sleale, tra i panificatori e quei soggetti che esercitano attività similari. Succede infatti che, mentre l’attività di panificazione è  sottoposta a regime di chiusura domenicale o a turnazione, nella grande distribuzione si procede, senza soluzione di continuità, alla produzione e vendita di pane surgelato, spesso di provenienza estera, largamente spacciato per pane fresco. Inoltre il decreto genera una ulteriore discriminazione  per i panificatori e danno per i consumatori finali. Il riferimento è all’obbligo di confenzionamento, il cui esonero è previsto solo per i panificatori che vendono al dettaglio nei locali di produzione. Ma la regola non viene fatta osservare nei locali insediati nei centri commerciali e nei supermercati, seppur in assenza  dei necessari requisiti. Così come non figura nel decreto l’opportuna valorizzazione del pane tipico siciliano, attraverso la creazione di marchi di qualità, e non trova riscontro – osservano ancora Cna, Confartigianato, Claai e Casa Artigiani – nemmeno la mancata abrogazione dell’articolo 27 della legge regionale del 23 dicembre del 2000 n°30 che assimila l’attività di panificazione ad un’attività commerciale e non ad un’attività artigianale imprenditoriale di produzione alimentare».

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