Una nuova impresa per l’ingegnere siciliano Guglielmo “Gulli” Venticinque, originario di Siracusa, che lo scorso giovedì 6 aprile è riuscito a piantare la bandiera italiana sull’Imja Tse, vetta a quota 6.189 metri, conosciuta anche come Island Peak, parte della catena dell’Himalaya. «È stata l’impresa delle imprese, che non dimenticherò mai» ha commentato.
Il suo soprannome, “Gulli”, deriva dal celebre romanzo i “Viaggi di Gulliver”, di Jonathan Swift. Come il protagonista dell’opera, il 43enne siracusano Guglielmo Venticinque esplora il mondo in cerca di nuove avventure. L’ultima, che racconta con emozione, è stata la scalata fino all’Imja Tse; impresa che lo ha messo decisamente alla prova. A causa del cambiamento climatico, infatti, la morfologia dei ghiacciai dell‘Island Peak è molto mutata e quello che fino a poco tempo fa era un percorso non particolarmente impegnativo si è trasformato in un’ascesa impervia. «L’Imja Tse – commenta infatti Venticinque – è stata l’impresa delle imprese, che non dimenticherò mai. Mi ha portato vicino ai miei limiti fisici e tecnici, mi ha posto davanti a rischi che non so se vorrò più prendere in futuro. Per me l’alpinismo è un hobby e non voglio mettere a repentaglio la vita».
Una volta ultimato il periodo di preparazione alla scalata, Guglielmo Venticinque è arrivato a marzo a Katmandu, capitale del Nepal, dove è stato accolto dalla Elite Exped, società specializzata in questo tipo di spedizioni, fondata da Nims Purja, star mondiale dell’alpinismo, le cui imprese sono state recentemente raccontate anche in un documentario Netflix. Ad accompagnare “Gulli” nell’impresa sull’Himalaya è stata la guida locale e scalatrice professionista Mingma Yangzi, 28enne, nonché una delle poche donne sherpa autorizzate in Nepal. Dopo otto giorni lungo il Khumbu Trek, percorso di trekking che porta al campo base Everest, i due hanno dovuto attendere diversi giorni prima della partenza per l’Imja Tse. L’arrivo in cima all’1.30 del 7 aprile.
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