Messina città babba è una di quelle frasi che tutti i messinesi hanno sentito almeno una volta nella vita. Ma di ingenuo, la città dello Stretto, non ha proprio niente. Perché quando qualcuno fa qualcosa per fermare l’inciviltà, chiamiamola così, di cui Messina è impregnata arrivano subito le prime polemiche.
Questa volta oggetto del dissenso della popolazione (per fortuna solo di una piccola parte) è stato il sequestro di 30 tonnellate di legna e fuochi d’artificio fatto in vista dei falò di Capodanno. Qualcuno parlerebbe di “tradizione”, visto che ogni anno, più o meno da sempre, in alcuni quartieri di Messina si creano vere e proprie piramidi di legna da far bruciare la notte di San Silvestro. E così, al nostro articolo in cui parlavamo del maxi sequestro, un tale anonimo ha pensato bene di commentare, sulle nostre pagine, scrivendo: «Tantu u stissu u ficiumu u falò, vui vi sintiti scattri nui semu chiu scattri i vui».
Quasi come se questi soggetti, organizzatori dei falò, avessero interpretato il sequestro della legna come una sfida e non una semplice applicazione della legge e tutela della sicurezza pubblica.
Un dato certo è che negli anni passati nessuno aveva pensato di agire in tal senso e, facendo intervenire le autorità, sequestrare direttamente le cataste di legna sistemate qualche giorno prima della notte di Capodanno. Queste cataste venivano, senza gli onori della cronaca, rimosse dagli operatori di MessinAmbiente. E forse questo ha reso quasi “lecito” organizzare i falò, rendendoli una tradizione da portare avanti in barba alla legge e alla pubblica sicurezza.
Ma i falò di Capodanno non sono leciti, non sono legali e sono pericolosi. Nei falò di Capodanno non si brucia solo la legna ma qualsiasi cosa capiti a portata di mano, il più delle volte causando danni anche al manto stradale che resta bruciato fin quando l’amministrazione di turno, con i soldi pubblici, non si preoccupa di risistemarlo.
E quindi no, non si è più “scaltri” se si riesce a fare il falò la notte di San Silvestro, si è solo più pericolosi e incivili.
(1793)