Partita ufficialmente lo scorso 4 ottobre da Palermo, Si Resti Arrinesci, campagna di sensibilizzazione per arginare il fenomeno dell’emigrazione giovanile, arriva anche a Messina. Il 25 ottobre appuntamento nel capoluogo siciliano per il primo corteo.
Si Resti Arrinesci, da Palermo a Messina
La campagna Si resti arrinesci nasce da studenti, docenti, associazioni di volontariato e promozione sociale e di professionisti che, insieme a Padre Antonio Garau, parroco di Borgo Nuovo e già fondatore del movimento “Le valigie di Cartone”, mirano a fermare l’emigrazione siciliana, in particolare quella giovanile.
Dal 4 ottobre, con un primo incontro tenutosi al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Palermo, tantissimi comuni, grandi e piccoli della Sicilia, hanno aderito alla proposta. Anche Messina, con un confronto al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, ha voluto partecipare e creare un momento di riflessione su un tema che tocca giovani e adulti.
L’obiettivo di Si Resti Arrinesci
L’obiettivo di Si Resti Arrinesci è quello di ribaltare le condizioni agghiaccianti della nostra Isola, capire le cause, unire le forze e cambiare le cose. Ma anche, in modo concreto, riportare il dibattito dell’emigrazione all’interno delle Istituzioni.
Si parte, come sempre, dai numeri: dal 2002 al 2017 sono 500mila le persone andate via dalla Sicilia e più del 30% sono giovani laureati. Si soffre la mancanza di servizi e un’offerta formativa che possa competere con le Università del Centro e del Nord del Paese. Si soffre la mancanza di imprese che possano valorizzare il potenziale del territorio: turismo, enogastronomia e il patrimonio artistico – culturale.
Antonio Presti, testimone di resistenza
Dopo il contributo di Lelio Bonaccorso con una sua illustrazione dedicata alla campagna per fermare l’emigrazione, i ragazzi messinesi chiamano all’appello un altro artista, Antonio Presti. Il fondatore di Fiumara d’Arte proprio in queste ultime settimane è in giro per i borghi e i piccoli comuni con la sua nuova impresa artistica dal titolo Controesodo. «Sono qui per lasciare una testimonianza, per dirvi di coltivare il valore della bellezza di questo territorio. Bisogna tornare a innestare il potere della conoscenza, a difendere le differenze che troviamo nelle piccole comunità. Bisogna tornare all’educazione del lavoro, al saper ascoltare e anche a ringraziare. Le vostre armi sono i libri e il sapere».
Quelli che credono in Si Resti Arrinesci
- Domiziana, studentessa di Scienze Politiche: «come in tantissime città siciliane anche noi vogliamo partecipare a questa iniziativa. è evidente che moltissimi giovani si trasferiscono fuori come se fosse una conseguenza. Vogliamo ribaltare questa situazione partendo dalla politica. È un argomento che tocca tutti, come gli insegnanti che con la legge 107 devono lasciare la famiglia e vivere in un’altra città. C’è stato già un atto di indirizzo per aderire all’iniziativa, con la costruzione di una piattaforma di proposte. Vogliamo chiedere alla Regione di fare investimenti, di risolvere la questione del definanziamento dell’offerta universitaria. Io, come tantissimi altri giovani, voglio rimanere nella nostra terra, anche se le condizioni sono difficili. La prima forma di resistenza in qualche modo è rimanere, ci saranno dei sacrifici da fare ma ne varrà la pena. Bisogna creare le stesse opportunità. Ci vogliono investimenti per dare vita alle potenzialità della Sicilia».
- Ruggero, laureato in archittetura: «ho studiato a Firenze e sono tornato perché vedo delle opportunità a Messina. Penso per esempio alla questione del turismo. Credo che sia necessario fare network, unire esperienze e competenze diverse può creare un progetto con obiettivi comuni. Il 25 andrò a Palermo».
- Giulia, dottoranda in Scienze Storiche: «credo che la Sicilia debba puntare sulle risorse che ha a disposizione. Penso al turismo, che non è sviluppato adeguatamente. A Messina per esempio esiste un Museo visitato da pochissima gente. Comunicare ai turisti che esiste un Museo Regionale con le opere di Caravaggio e Antonello da Messina sarebbe già un passo importante, sembra quasi che non si sappia che esiste un Museo. Far sì che Messina possa essere riscoperta in ogni suo aspetto e rilanciare in questo modo l’economia della città. Purtroppo non potrò andare il 25 a Palermo ma sarò lì con il cuore».
- Lorella, della Fondazione Migrantes: «mi occupo per lavoro di migrazioni in entrata e in uscita dall’Italia. Dalla Sicilia più o meno sono 20mila le persone che ogni anno vanno via. La maggior parte sono ragazzi formati e qualificati. Puntare su cose innovative, non soltanto sul turismo ma anche su industrie che possano essere punte di diamante nella tecnologia, come è successo a Napoli che è diventato un rinomato polo scientifico».
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