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Scuole chiuse in Sicilia fino al 13 gennaio, Musumeci: «Tempo ai sindaci per organizzarsi»

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Slitta di qualche giorno il ritorno tra i banchi: le scuole in Sicilia restano chiuse fino al 13 gennaio. È questa la decisione presa dalla task force scuola della Regione, che però si riunirà il 12 per fare il punto della situazione. Questo tempo, sottolineano da Palermo, dovrebbe servire ai dirigenti scolastici e al sistema sanitario di «prepararsi a realizzare gli obiettivi condivisibili posti dal governo centrale».

Una soluzione che appare di compromesso ed evita il braccio di ferro con il governo centrale restando nell’ambito delle possibilità offerte dalla normativa alla Regione, che può far slittare la riapertura fino a un massimo di cinque giorni. Questo l’esito della riunione svoltasi oggi, 8 gennaio, convocata dall’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, e dal presidente della task-force, Adelfio Elio Cardinale. Presenti anche l’assessore alla Sanità, Ruggero Razza, e il sindaco Leoluca Orlando, in quanto Presidente Anci.

A spiegare la situazione è il presidente della Regione, Nello Musumeci: «Al termine della riunione della task-force per la scuola, registro la unanime posizione di rettori, dirigenti scolastici, rappresentanti sindacali e delle associazioni familiari, che ci chiedono di farci interpreti presso il governo nazionale della necessità di rivedere la attuale posizione sulla possibile scelta della didattica a distanza come strumento di accompagnamento temporaneo verso la piena didattica in presenza. Lo abbiamo già fatto nei giorni scorsi e fino a ieri sera».

«Frattanto – aggiunge –, la sensibilità che è stata evidenziata anche dai sindaci della Sicilia, non può lasciarci immobili, ma non possiamo neppure alimentare un inutile conflitto con il governo centrale che ha già annunciato di volere impugnare decisioni in contrasto con la legislazione vigente. Abbiamo adottato la soluzione più ragionevole, giuridicamente compatibile, che tiene conto della decisione di tutti: quella di utilizzare i nostri poteri di autonomia primaria sul calendario scolastico consentendo uno slittamento dell’apertura delle scuole di alcuni giorni, fino ad un massimo di cinque. Questo lasso di tempo ci permette di cogliere lo stato di andamento della pandemia e consente alle scuole e al sistema sanitario di prepararsi a realizzare gli obiettivi condivisibili posti dal governo centrale. Ringrazio gli assessori Lagalla e Razza per l’impegnativo e per il non facile lavoro delle ultime ventiquattr’ore».

Concorde, l’assessore all’Istruzione, Roberto Lagalla: «Ritengo che la decisione assunta oggi potrà rassicurare i sindaci e le comunità locali – sottolinea – nonché dare modo ai dirigenti scolastici di operare  per favorire la ripresa delle attività didattiche in presenza, se la situazione epidemiologica lo consentirà».

E a Messina che succede?

A Messina, per il momento non succede nulla, il ritorno a scuola slitta al 13 gennaio come in tutta la Sicilia. L’ordinanza di chiusura delle scuole firmata dal sindaco Cateno De Luca, tecnicamente, non può entrare in vigore finché la città dello Stretto non sarà dichiarata “zona arancione” dalla Regione; cosa che al momento non è ancora avvenuta. Il Primo Cittadino, in accordo con l’ASP, ha inviato la richiesta per il passaggio alla “zona arancione”, ma sembrerebbe che ancora non ci sia stata una risposta, e potrebbe volerci ancora qualche giorno.

Aggiornamento delle ore 20.20

La Regione Siciliana ha inviato il seguente comunicato stampa: «Con nota integrativa dell’assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, sollecitata in particolare dai Comuni, e d’intesa con l’assessorato regionale alla Famiglia, viene precisato che il provvedimento di proroga delle vacanze natalizie per tre giorni nelle scuole siciliane si estende anche ai servizi educativi per l’infanzia (0-3 anni).

Alcune istituzioni private hanno comunque fatto conoscere il loro intendimento di tenere aperti i nidi e i servizi educativi della prima infanzia sotto la propria responsabilità e nel pieno rispetto delle normative anti-Covid vigenti, incluso il decreto legge 1/2022».

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  1. Chiudete tutto ma non la scuola, i ragazzi devo avere i mezzi per costruirsi un futuro.
    La scuola molte volte è quella famiglia che in molti non hanno, se uno sforzo va fatto tuteliamo questa cellula di vita.
    Saluti

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