Scontro magistrati-avvocati, Ciraolo risponde a Davigo: “Dichiarazioni inaccettabili”

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Dopo le dichiarazioni di Pier Camillo Davigo, è ormai guerra aperta tra magistrati e avvocati, definiti dal presidente dell’ANM un’autentica lobby che rallenta la giustizia italiana. Immediata la risposta del presidente dell’ordine degli avvocati Vincenzo Ciraolo, che chiede dignità e rispetto verso la categoria:  “La netta contrarietà rispetto alle richieste provenienti dall’Avvocatura a rafforzare il proprio ruolo nei consigli giudiziari, espressa dal dott. Ugo Scavuzzo a commento dei risultati dell’elezione dei componenti le giunte distrettuali – evidenzia il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo – tradisce un modo di vedere l’Avvocatura come una categoria di professionisti intellettualmente disonesti e, come tali, capaci di agire in modo tale da incrementare il rischio di una magistratura infedele all’ordinamento giudiziario. Le dichiarazioni rese dall’esponente di Magistratura indipendente e quelle dello stesso tenore espresse da Autonomia e Indipendenza che fa capo al presidente di ANM Davigo, secondo cui gli avvocati sarebbero solo un male fastidioso ma necessario in quanto improvvidamente previsto dalla costituzione, non sono più tollerabili”.

In sintesi la tesi portata avanti dai magistrati appartenenti a queste correnti è della possibile lesione all’autonomia e indipendenza dei magistrati che deriverebbe dalla maggiore incidenza della partecipazione degli avvocati ai consigli giudiziari, sulla base del presupposto che gli avvocati, potendo contribuire alla progressione di carriera dei magistrati, potrebbero condizionarli e mettere, quindi,  a rischio la loro indipendenza e autonomia.

Secondo Autonomia e indipendenza, gli avvocati, ancor peggio se legati alla criminalità organizzata, potrebbero incidere sulla imparzialità del magistrato e inficiarne la libertà di giudizio.

A ben vedere, evidenzia la delibera, questa tesi è lesiva della dignità e dell’onorabilità non solo degli avvocati, considerati come “intellettualmente disonesti” ma degli stessi magistrati che, in nome di una possibilità di progressione di carriera, si lascerebbero condizionare.

Questo giudizio non solo offende una intera categoria professionale – commenta Ciraolo – ma è affetto da una evidente contraddizione di fondo. Non si capisce infatti come la nostra categoria sia idonea al giudizio se si tratta di vestire i panni dei giudici onorari per alleviare il carico dei togati o a giudicare gli stessi giudici onorari e inidonea se si tratta di giudicare i togati”.

Ciraolo rivendica l’importanza del ruolo dell’avvocatura nel panorama giuridico italiano:   “Sentiamo imperativo il dovere di riaffermare a gran voce, e con l’orgoglio della nostra millenaria storia di nobile difesa dei diritti fondamentali dell’uomo – si legge nella delibera inviata anche ai vertici della magistratura nazionale – che l’Avvocatura in quanto tale è elemento costitutivo e fondante di ogni democrazia, e che nessuna giustizia sostanziale la potrà soffocare.

Auspichiamo che la politica e, in particolare, il Ministro della Giustizia e il C.S.M. mantengano ferme le loro intenzioni, già in varie sedi manifestate, in ordine ad una maggiore partecipazione dei rappresentanti dell’Avvocatura all’interno dei Consigli Giudiziari, assicurando, tramite la stessa, criteri che garantiscano efficienza, qualità e trasparenza al loro operato.

Confidiamo che tale posizione sia condivisa anche dai capi degli Uffici giudiziari che, quotidianamente, verificano il ruolo positivo e attivo dell’Avvocatura nell’amministrazione della Giustizia”.

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