È sempre più acceso il dibattito tra MessinAccomuna e le sigle sindacali Atm, riguardo alla vicenda dei rimborsi chilometrici. Una risposta, quella del laboratorio di partecipazione civica, lunga e dettagliata, che riportiamo integralmente.
«Apprendiamo con (poca, in verità) soddisfazione che alcune sigle sindacali ATM hanno risposto al nostro comunicato sulla vicenda dei rimborsi, mostrandosi (come avevamo detto senza far nomi) “proni” alle scellerate scelte politiche dell’Amministrazione De Luca – ha scritto MessinAccomuna. Quando le galline hanno fatto l’uovo, cantano per farsi sentire da tutti. In questo caso riempiono cittadini e lavoratori di parole vane e fuorvianti, per coprire i pesanti errori di valutazione strategica compiuti. Si potrebbe anche pensare che li abbiano compiuti in buona fede, questi errori, ma la perseveranza di fronte all’evidenza ha del diabolico».
«ATM – spiega il laboratorio di partecipazione civica – ha percorso i chilometri previsti nel contratto di servizio. Ne avesse percorso di meno, non avrebbe potuto ricevere dal Comune i trasferimenti pattuiti nel contratto di servizio. Il servizio reso ai cittadini è stato pagato correttamente dalla città, per la parte prevista. O forse secondo i solerti sindacati un’azienda si deve reggere solo sui contributi regionali e statali? Strano, visto che secondo i ben informati sono oggi loro a chiedere di aumentare di circa 6 milioni il “peso” del contratto a carico dei cittadini e a vantaggio della SpA, pur diminuendo i chilometri di servizio».
«Dati alla mano – argomenta MessinAccomuna – i bilanci, approvati dal Collegio dei revisori, negli anni 2013-2016 sono stati in pareggio (con lieve attivo), per cui non hanno aggiunto un bel niente al passivo aziendale (riducendolo, anzi lievemente). Le criticità evidenziatesi nel 2017 erano state oggetto di attenta valutazione da parte della Giunta Accorinti, che nel piano di riequilibrio a venti anni illegittimamente bocciato dal Consiglio, aveva rivisto l’impegno di risparmio richiesto alla stessa. I solerti sindacati continuano a non leggerli, i bilanci, visto che (scimmiottando Campagna) si fermano solo sul lato passivo, senza considerare i crediti (ritenuti “certi” dai Revisori, e come tali tenuti in bilancio). La stessa delibera di liquidazione prodotta dall’Amministrazione De Luca e dall’ATM di Campagna (e compagni) dice che lo “squilibrio debiti-crediti” è pari a circa 29 milioni. Questi debiti che “bollono” l’azienda non sono ascrivibili alla gestione dell’Amministrazione Accorinti, se non per il deficit 2017, ma come mostra la sentenza, la gestione sarebbe in attivo se la Regione avesse fatto il proprio dovere. È straordinario sentir dire che chi ha risuscitato un servizio pubblico inesistente, chi ha saputo far valere in giudizio i diritti dell’azienda e della città, venga tacciato di aver danneggiato l’ATM. Semplicemente ridicolo».
«Quanto alla richiesta di “dati ufficiali” – si legge nella risposta di MessinAccomuna – da contrapporre a quelli dell’Amministrazione, ripetiamo ai sindacati che li hanno già in mano: sono i bilanci aziendali e la delibera di liquidazione dalla Giunta, redatta in collaborazione con l’azienda. Basta saperli leggere. Sono gli stessi dati pubblicamente richiamati in varie occasioni nei giorni del dibattito sul “Salva Messina dal Salvamessina”. Ripetutamente è stato chiesto un confronto pubblico con De Luca sui conti del riequilibrio e dell’ATM; De Luca rifiutò. Come rifiutò sdegnosamente identica richiesta avanzata in Aula dal Consigliere La Tona, sollecitato proprio dagli interventi pubblici sui conti del Comune e dell’azienda. Sarà sfuggito a chi era troppo impegnato ad attendere la “spaghettata” frutto del negoziato sui destini dell’azienda e sul futuro della città. Di fronte a questi rifiuti, MessinAccomuna indisse il 27 ottobre 2018 un affollatissimo confronto pubblico sui conti al Salone delle Bandiere, che ebbe notevole risonanza sui media. I solerti sindacati non parteciparono (e nemmeno De Luca, ça va sans dire). È stupefacente leggere oggi rimbrotti per non aver collaborato alla verità sui conti. Infine, la sola ipotesi che l’amministrazione Accorinti lavorasse per una silente liquidazione ha del ridicolo. Quella giunta predispose la proposta di revoca della delibera consiliare del 2011, mentre chi accusa ha approvato e difende oggi a spada tratta una liquidazione con evidenza non necessaria. È peggio del bue che (almeno questi, forse, con ironia) apostrofa l’asino col noto epiteto».
«Intanto – si legge in conclusione – i solerti sindacati non riescono a dire che il giudizio pronunciato dal Tribunale di Messina è una pietra miliare che chiarisce la correttezza di una interpretazione non sostenuta dall’attuale dirigenza, che avrebbe ritenuto accettabile e corretto un trattamento discriminatorio ai danni dell’azienda e di Messina. Peccato».
(152)