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Il Tribunale di Messina dà ragione ad ATM: il punto sui rimborsi chilometrici

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La Regione Sicilia dovrà rimborsare 10 milioni di euro all’Azienda Trasporti Messina. È questa la decisione del Tribunale di Messina che dà ragione all’ATM in merito alla differenza del contributo chilometrico nel periodo compreso tra 2012 e il 2016. Fra gli ultimi ad esprimersi sulla vicenda, ci sono le organizzazioni sindacali Cisl, Faisa, Ugl e Orsa che si dicono soddisfatti del risultato ottenuto e rispondo duramente alle reazioni di MessinAccomuna.

«Apprendiamo con soddisfazione – dichiarano Cisl, Faisa, Ugl e Orsa – la sentenza sulla vicenda dei rimborsi chilometrici della Regione che dovrebbe portare nuova liquidità all’ATM. Ancora non siamo riusciti a leggere totalmente i contenuti e le motivazioni, ma, in tutti i casi, se arriva denaro fresco per il Trasporto Pubblico Locale, l’evento è solo positivo. La legittima soddisfazione per l’esito della sentenza ci sta tutta, ma l’enfasi manifestata da “MessinaAccomuna” appare esagerata».

La sentenza del 4 luglio aveva, infatti, scatenato la dura reazione del laboratorio di partecipazione civica legato alla Giunta Accorinti che, in una nota, aveva chiesto le dimissioni del Presidente dell’Azienda Pippo Campagna, e la revisione del piano di riequilibrio della città, esaltando la «sconfitta» della linea politica del Sindaco Cateno De Luca.

«Intanto – continuano i sindacati – l’eventuale rimborso è riferito ai chilometri autorizzati dalla Regione e non a quelli in eccesso percorsi per decisione autonoma della gestione Foti/Cacciola che hanno aggiunto circa 8 milioni di debito al già disastrato bilancio. È inoltre da precisare che, se la Regione non ricorre in appello e ATM incassa il rimborso, la somma in gioco non risolve il problema generale.  Nel migliore dei casi, se si sottraggono i 10 milioni del rimborso chilometrico ai circa 80 milioni di debiti ufficializzati dal revisore dei conti, restano 70 milioni di rosso nel bilancio generale (tanta roba) pertanto, fino a prova contraria, l’ATM ereditata da Foti e Cacciola era e resta, un’azienda bollita dai debiti e in tali condizioni presto avrebbe seri problemi a pagare gli stipendi».

Secondo Cisl, Faisa, Ugl e Orsa non ci sono le prove per sostenere che il  “crack aziendale” di ATM sia scaturito dall’attuale gestione come invece sostenuto da MessinAccomuna. Al contrario, i sindacati sostengono che la responsabilità sia da attribuire all’ex Giunta Accorinti: «Di documenti ufficiali che smentiscono i numeri negativi presentati da De Luca ancora oggi non c’è traccia. Se nessuno riesce a smentire “seriamente” i numeri presentati dall’attuale amministrazione comunale, le eventuali responsabilità del crack aziendale sono da attribuire solo all’ex giunta Accorinti. Al momento – spiegano le organizzazioni sindacali – gli unici fatti certificati raccontano che la gestione Foti-Cacciola non pagava i contributi previdenziali dei lavoratori; circostanza dimostrabile con un estratto INPS di qualunque dipendente. I pignoramenti continui dimostrano altresì che durante la gestione Foti-Cacciola non pagava i fornitori».

I sindacati quindi puntano il dito contro l’ex Amministrazione Accorinti, invitandola a essere più coerente: «Vale la pena ricordare che la Giunta Accorinti, in occasione del contratto di servizio, richiamò e inserì i contenuti della delibera Buzzanca del 14 febbraio 2012 che prevedeva la liquidazione e trasformazione in SpA dell’ATM. In quella fase l’azienda era descritta come virtuosa e la liquidazione non aveva senso perché non motivata dai debiti. Grazie all’intervento tempestivo del sindacato – concludono Cisl, Faisa, Ugl e Orsa – quello responsabile, attento, duro e puro quando c’è da difendere il futuro dei lavoratori, la Giunta Accorinti si vide costretta ad abbandonare il progetto di liquidazione che si stava consumando nel silenzio».

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