Far diventare Casa Cammarata, la baracca/castello di Maregrosso, parte dell’itinerario turistico-culturale di Messina: è questo l’obiettivo della III Circoscrizione che, ieri, si è riunita insieme all’assessore alla Cultura Enzo Caruso per dare una spinta al rilancio di quello che è, a tutti gli effetti, un tesoro nascosto e spesso dimenticato della città dello Stretto.
Suggestivo intreccio di stili, tradizioni e culture, la fantasmagorica casa creata a Maregrosso dall’ingegno e dalla fantasia di un ex soldato e muratore in pensione negli anni ’70 del ‘900, il cavaliere Giovanni Cammarata, è da tempo trascurata, quando non addirittura maltrattata. Con la morte del suo creatore, il castello/baracca è andato pian piano perdendo pezzi, una parte della struttura è stata distrutta per far posto al parcheggio di un esercizio commerciale e, nonostante le tante attività organizzate da associazioni di volontari nel corso del tempo, sembra non si sia mai riusciti a trovare una quadra per riportarlo in vita. Intorno al Castello, lungo tutta la via, sono a poco a poco nati murales e opere d’arte urbana, che sembrano voler raccogliere lo spirito e la fantasia del Cavaliere.
Da tempo, il consigliere e presidente della Commissione Cultura della III Circoscrizione Alessandro Geraci si è fatto portavoce della volontà di recupero della “Casa del Puparo” e nella Seduta di ieri ha illustrato «una serie di attività a breve, medio e lungo termine, deliberate per inserire Casa Cammarata di via Maregrosso, tra i percorsi turistico-culturali della città».
«La realizzazione della nuova via Don Blasco – spiega Alessandro Geraci – ha favorito il ripristino del muro perimetrale, il rifacimento del marciapiede antistante la casa e la sistemazione di un nuovo impianto di illuminazione». Per il resto, è prevista la messa in sicurezza e la ristrutturazione di Casa Cammarata, che dovrebbe avvenire con il coinvolgimento dell’associazionismo messinese.
L’obiettivo, conclude il consigliere è riportare «l’opera del Cammarata al centro degli interessi turistico/culturali della città , senza mai dimenticare l’anima del “cavaliere” che costruì la sua “casa museo” come denuncia al disagio sociale ed all’assenza dei diritti fondamentali in cui versa una grossa fetta della popolazione messinese».
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