Si torna a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, protagonista di diversi dibattiti nazionali, regionali e locali. A dire la sua, stavolta, è la deputata Angela Raffa del Movimento 5 Stelle, che durante una riunione interna dei parlamentari siciliani pentastellati è intervenuta sull’attraversamento stabile sullo Stretto di Messina.
«La questione Ponte sullo Stretto – ha detto la Raffa – è emblematica di un disordine politico interno al Movimento che invece di governare, noi stiamo subendo. Dico subito che io sono favorevole affinché si realizzi l’attraversamento stabile sullo Stretto di Messina. La maggior parte del popolo siciliano lo è sempre stata. Oggi lo è anche la maggioranza dei cittadini messinesi, la quasi totalità di sindaci e anche giornalisti e opinionisti.
Sono passati 10 anni dalle battaglie No Ponte e nel frattempo il mondo è cambiato. Il declino di Messina continua inarrestabile. Le famiglie vedono i loro figli emigrare, i nonni incontrano i loro nipoti non più di un paio di volte l’anno. La città continua ad impoverirsi e la classe media sta scomparendo. Il ponte rappresenta un’occasione di cambiamento, un modo per sparigliare le carte e portare futuro e sviluppo in città».
Il pot-pourri di Angela Raffa
La messinese Angela Raffa, attiva nel Movimento 5 Stelle dal 2011 nel suo intervento all’interno della riunione interna dei pentastellati siciliani mette sul tavolo una combinazione di temi e argomenti.
«Si paragona il Ponte – continua la Raffa – alla Tav e Tap, magari richiamando “una verginità delle origini“ ormai perduta. Con una sola grande differenza: quelle battaglie avevano le loro comunità a favore, i sindaci schierati al loro fianco. Chi è contro a prescindere oggi conduce una battaglia contro i cittadini. Quando Beppe Grillo attraversò lo Stretto a nuoto nel suo comizio disse: “Noi siamo sempre stati contro il Ponte ci è già costato 300 milioni, ma io non perseguo su questa linea, io voglio creare degli strumenti [di partecipazione]…, fare il Ponte, si o no, lo decidiamo noi con un referendum senza quorum”. Se oggi tenessimo questo referendum, è mia opinione che l’esito in Sicilia sarebbe scontato.
Il leader dei No Ponte, Accorinti, è stato eletto sindaco di Messina nel 2013. Dopo il primo mandato, si è ricandidato e non è arrivato neanche al ballottaggio. Davanti a lui arrivano entrambi i candidati del centrodestra e pure quello del Pd. Solo noi con Gaetano Sciacca riusciamo a fare peggio. Accorinti non prende neanche un consigliere comunale (qui noi facciamo meglio, il simbolo 5 stelle funziona ed almeno la lista i voti li prende).
Certo possiamo continuare così. Ci beiamo di un certo purismo. Prendiamo l’un per cento alle elezioni. ‘Ma vuoi mettere di poter guardare tutti dall’alto di una superiorità che ci assegniamo da soli’. Ovviamente senza offrire nessuna ricetta o prospettiva che sia alternativa al Ponte (a parte la retorica vuota del benaltrismo). Perché se è vero che in Sicilia manca dall’acqua fino al sale ed il ponte è il ‘caviale’ (come mi disse qualcuno)… beh allora rispondo: visto che l’acqua ed il sale mancano da 20 anni e continuano a mancare, intanto io due cucchiai di caviale me li mangio volentieri.
Anche perché stiamo solo facendo il gioco degli altri. C’era un treno da prendere: quello del recovery plan. La Sicilia in parte lo ha mancato (Messina ancora di più). Grande colpa di questo è della regione e di alcuni sindaci metropolitani. Loro sono rimasti ancorati ad una mentalità di governo vecchia. Pensavano ancora di presentare progetti farlocchi. Come per il Masterplan quando si sono fatti finanziare progetti, già all’epoca, obsoleti ed irrealizzabili. Intanto si sono fatti dare i soldi, poi una proroga, una richiesta di variante al piano, una modifica e si sostituiscono interi progetti con altri, mentre del piano originario non rimane niente.
Stavolta non hanno capito che la musica in Europa è cambiata. I ‘frugali’, Olanda in testa, hanno preteso e messo tutte le condizioni nero su bianco senza possibilità di deroghe. Il sindaco De Luca fino all’altro giorno già invocava un impossibile ‘scostamento sui tempi di realizzazione’ per i progetti ancora prima di approvare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Così si sono presentati alla trattativa con progetti raccogliticci, inconsistenti e fuori tema (senza dare certezza di realizzazione entro il 2026). Per nascondere la loro incapacità, ora la buttano sul Ponte e noi glielo stiamo permettendo. La Sicilia ha diritto ad alcune opere, ma queste non c’entrano niente con il Recovery plan. Questa è la verità.
E questa è la posizione che, a mio giudizio, noi dobbiamo tenere: portiamo avanti l’iter per il Ponte, ci impegniamo a realizzarlo o proponiamo un referendum per chiudere una discussione tra pro e contro che va avanti da decenni. Intanto regione e qualche sindaco metropolitano ci spieghino perché cambiano discorso rispetto al Recovery plan e ci illustrino perché non sono stati capaci di presentare progetti validi e pertinenti agli assi di intervento previsti dal Pnrr. Di fatto il 90% di quello che c’è nel Piano per la Sicilia viene su input ministeriale e dalle autorità portuali, mentre dagli enti regionali e locali molto poco».
La relazione sul Ponte sullo Stretto del Ministero delle Infrastrutture
Intanto lo scorso 7 maggio, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, guidato da Enrico Giovannini, ha trasmesso ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati la relazione finale del Gruppo di lavoro tecnico avviato dal precedente esecutivo per valutare gli eventuali sviluppi del progetto del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
Il documento analizza il contesto socio-economico e trasportistico, il contesto fisico e ambientale, il processo decisionale per la scelta delle infrastrutture di trasporto, le alternative progettuali e il sistema dei collegamenti alle reti stradali e ferroviarie, le valutazioni preliminari ed approfondimenti necessari per i sistemi di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.
A questo link il documento completo.
(428)